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Case Green: cosa sono, quanto costano e cosa succede alle classi energetiche D ed E e alle caldaie a gas

15 Marzo 2023 - 04:19 Redazione
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La nuova legge europea sugli immobili impone cambiamenti tra immobili residenziali ed edifici nuovi, obblighi e classi energetiche, esenzioni e sanzioni. Vediamo quali

Case Green a emissioni zero entro sette anni. E requisiti di efficienza più stringenti. Per il primo gennaio 2030 tutti gli immobili residenziali dovranno rientrare nella classe energetica E. Tre anni più tardi sarà obbligatorio passare alla classe D. Lo ha deciso la direttiva approvata ieri dal Parlamento Europeo. La svolta dell’Europa sulle emissioni degli edifici pubblici e privati ambisce alla ristrutturazione dell’intero parco immobiliare europeo. Ma la battaglia politica è ancora tutta aperta. E i negoziati tra le istituzioni comunitarie sono ora pronti a prendere il via. La riforma della direttiva per l’efficientamento energetico degli edifici è stata presentata dalla Commissione europea il 15 dicembre 2021. Il testo approvato ieri è quello passato in commissione industria. Ma è ancora lontano da essere quello definitivo. Vediamo nel dettaglio cosa sono le Case Green, quanto costano gli interventi e cosa succede alle classi D ed E, maggiormente interessate dal provvedimento.

Immobili residenziali ed edifici nuovi

Nella Energy Performance Building Directive (Epbd) gli immobili residenziali sono divisi in vecchi e nuovi. Entro il primo gennaio 2030 tutti gli dovranno rientrare nella classe energetica E. Nel 2033 sarà obbligatorio passare alla classe D. Questo richiede un taglio dei consumi energetici di circa il 25%. Gli interventi necessari sono cappotto termico, sostituzione degli infissi, nuove caldaie a condensazione, pannelli solari. Per arrivare alle emissioni zero al 2050. Quelli nuovi invece dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028. Per quelli di proprietà o gestione pubblica la scadenza è fissata al 2026. Ecco uno schema riepilogativo degli obblighi sulle Case Green:

  • edifici residenziali: entro il 2030 tutti in classe energetica E; entro il 2033 tutti in classe energetica D;
  • edifici della pubblica amministrazione: entro il 2027 in classe energetica E; entro il 2030 tutti in classe energetica D;
  • nuovi edifici pubblici: dal 2026 dovranno essere tutti a zero emissioni;
  • nuovi edifici privati: dal 2028 zero emissioni;
  • i pannelli solari saranno obbligatori in tutti gli edifici pubblici e non residenziali a partire dal recepimento della direttiva;
  • i bonus edilizi saranno vietati dal 2024 per le caldaie individuali con combustibili fossili; dopo il 2035 arriverà lo stop al riscaldamento degli edifici con combustibili fossili.

Fanno eccezione gli edifici storici, i luoghi di culto, le case popolari, gli immobili autonomi sotto i 50 metri quadri, le seconde case. Ma anche i fabbricati temporanei con un tempo di utilizzo inferiore ai due anni, siti industriali, officine ed edifici agricoli.

Gli obblighi e le classi energetiche

La direttiva prevede tre strade per l’incremento di prestazioni. Quando l’edificio viene venduto. O quando è sottoposto a ristrutturazione complessiva. Oppure quando viene firmato un nuovo contratto di affitto. È caduto il divieto di vendita e affitto di immobili non conformi. «I Paesi Ue stabiliranno le misure necessarie per raggiungere questi obiettivi nei rispettivi piani nazionali di ristrutturazione», dice il testo. Per prendere in considerazione le differenti situazioni di partenza tra i Ventisette, nella classificazione di efficienza energetica – che va dalla lettera A alla G – la classe G dovrà corrispondere al 15% degli edifici con le prestazioni energetiche peggiori in ogni Stato membro. Su questi immobili sarà necessario intervenire prima rispetto agli altri. Gli impianti solari negli edifici diventano obbligatori in tutti i nuovi edifici pubblici e nei nuovi edifici non residenziali. Entro il 2027 scatterà l’obbligo sugli edifici pubblici e su quelli residenziali esistenti. Nel 2032 toccherà a tutti gli edifici sottoposti a ristrutturazione.

Le esenzioni, le sanzioni, le caldaie a gas

Ogni paese può esentare fino al 22% del totale degli immobili. Dagli interventi sono esclusi i monumenti, le Case di vacanza (formalmente, abitate meno di 4 mesi l’anno), i palazzi storici ufficialmente protetti, le chiese e gli altri edifici di culto. Ma anche le abitazioni indipendenti con una superficie inferiore a 50 metri quadrati. Le sanzioni dovrà deciderle ogni singolo governo. Il mercato sancirà la perdita di valore di mercato per gli immobili non a norma. Il Sole 24 Ore chiarisce oggi che per le caldaie la Epbd indica un obiettivo già per il 2024. Ovvero il divieto di agevolazioni per l’installazione di apparecchi alimentati a combustibili fossili. Dopo il recepimento della direttiva scatterà il divieto di utilizzare sistemi di riscaldamento acombustibili fossili. Proprio le caldaie a gas. In questi limiti, però, non rientrano i sistemi ibridi e le caldaie certificate per funzionare con combustibili rinnovabili.

I sostegni

Sempre il quotidiano segnala che la struttura di sostegno finanziario per i lavori è ancora tutta da definire. E potrebbe anche «includere la creazione di un Energy performance renovation fund», mettendo così al centro ancora una volta i fondi europei. Quello dei sostegni finanziari è uno degli elementi che, secondo diverse parti, dovranno trovare una maggiore definizione durante le prossime fasi di discussione del testo. Infine, secondo l’Ance in Italia sono 1,8 milioni di edifici meno efficienti del parco nazionale. Ovvero quelli per i quali l’intervento sarà prioritario. In media s calcolano circa 10 mila euro di interventi medi a famiglia. Il provvedimento ha ottenuto il via libera della Plenaria con 343 voti favorevoli, 216 contrari e 78 astenuti. Una vittoria per il centrosinistra e i Verdi. Un vero e proprio oltraggio ai cittadini per la destra, con la maggioranza italiana al governo a guidare la trincea. «La direttiva è un attacco al nostro Paese, la battaglia non è finita qui», è l’avvertimento di FdI, Fi e Lega.

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