Figli di coppie gay, cos’è il certificato di filiazione e cosa succede con il no del centrodestra: «Vogliono colpire le nostre conquiste»
La Commissione Politiche europee del Senato ieri ha bocciato la proposta di regolamento europeo per l’adozione di un certificato europeo di filiazione. Il certificato di filiazione è un documento unico in grado di provare la filiazione dei minori e garantire ai genitori residenti in Unione europea il diritto ad essere riconosciuti come madri e padri dei propri figli in tutti gli Stati membri. Nella proposta, avanzata dalla Commissione europea, c’era l’obiettivo di conferire maggiore uniformità in materia di diritto internazionale privato e allargare il ventaglio di tutele per le famiglie omogenitoriali. Quella della commissione era una proposta che prevedeva che la genitorialità in uno stato membro fosse riconosciuta negli altri. Mentre per gli altri genitori non cambierebbe nulla.
Sussidiarietà e proporzionalità
La decisione del centrodestra arriva dopo lo stop ai riconoscimenti dei figli delle coppie Lgbt a Milano. L’ex presidente della Corte Costituzionale Giancarlo Coraggio spiega in un’intervista a Repubblica: «La nostra Costituzione non impone che vi sia un riconoscimento da parte della coppia, pur valorizzando la dignità e il ruolo sociale di questi tipi di unione. È inevitabile quindi che, in concreto, la scelta del legislatore risenta degli orientamenti ideologici e politici del momento». Sabato a Milano ci sarà un presidio promosso dal Pd e organizzato dalle realtà Lgbt+ «contro l’apartheid giuridico». Invitati, oltre al sindaco meneghino Beppe Sala, la segretaria Elly Schlein e il deputato Alessandro Zan. Nella risoluzione votata in Senato invece si legge che «alcune disposizioni della proposta, in particolare l’obbligo di riconoscimento di una decisione giudiziaria o di un atto pubblico, emessi da un altro Stato membro, che attestano la filiazione, e l’obbligo di riconoscimento del certificato europeo di filiazione, non rispettano sussidiarietà e proporzionalità».
Il vento di retroguardia
Tommaso Giartosio, scrittore, poeta, conduttore di Fahrenheit su Radio3 e Gianfranco Goretti, insegnante, vicepreside in un liceo romano, dicono oggi in un’intervista a Repubblica che spira un vento di retroguardia. «È ridicolo e doloroso vedere come la Destra cerchi consensi attaccando i nostri figli, provando a criminalizzare le nostre vite, con battaglie di retroguardia. Mentre la società evolve, cambia. Ma forse Meloni e i suoi non se ne sono accorti», dice Giartosio. E ancora: «L’obiettivo è quello di renderci la vita difficile, colpire ciò che abbiamo conquistato. Ieri sono andato a fare la carta d’identità per Lia. Finora, noi Famiglie Arcobaleno, con il formato cartaceo riuscivamo a mettere la dicitura “padre e padre”, o “madre e madre” sul documento. Niente da fare, ora il sistema lo vieta. Gli stessi impiegati del Comune erano stupiti, addolorati e Lia rischiava di non partire con la scuola. Sapete cosa hanno fatto? Hanno creato un timbro con la scritta: dove c’è scritto madre si legga padre. Questo è il mondo reale che ritiene assurdo discriminare i nostri figli».
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