Tre omicidi e una guerra tra clan: cosa succede con la mafia a Roma
L’ultima vittima è stata Luigi Finizio. Ucciso con sette colpi di pistola mentre faceva benzina dal distributore sotto casa. Prima era toccato a Fabrizio Vallo a Ostia. Cinque colpi di pistola davanti casa. E poi ad Antonio De Ponte, pregiudicato in odor di camorra. Ferito all’addome e colpita anche la moglie a un gluteo. Ciccio Barbuto invece doveva mezzo milione di euro al trafficante di droga albanese Elvis Demce. Lo hanno buttato giù da un appartamento in via della Magliana dopo averlo torturato. E ancora: l’11 febbraio a Morena vengono gambizzati Alex Corelli e Simone Daranghi. Il 22 la stessa sorte tocca a Marco Canali. In mezzo, il sequestro-lampo di Danilo Valeri. Poi ritrovato, ma i motivi del rapimento non sono ancora stati chiariti. Ce n’è abbastanza per pensare allo scoppio di un’altra guerra tra clan a Roma. E a qualche equilibrio di nuovo saltato nella pax mafiosa.
L’agguato a Finizio
Sull’agguato a Finizio sono al lavoro i pm dell’Antimafia di piazzale Clodio. Segno che la vicenda non è confinata a rivalità tra bande di spacciatori di piccolo calibro. Ma investe livelli di criminalità più strutturata. Il cugino di Finizio, Girolamo, è legato al gruppo di stampo camorristico dei Senese. È stato condannato in primo grado a 11 anni di carcere per la gambizzazione di Paolo Ascani, figura legata al clan degli Spada, avvenuta il 20 aprile del 2020 ad Ostia. I fatti di Torpignattara potrebbero quindi rientrare in una guerra tra i due clan attivi nel quadrante sud est della Capitale. L’omicidio Finizio è arrivato a tre giorni di distanza da quello dello chef e titolare di una osteria a San Giovanni, Emanuele Costanza, in arte Manuel Costa. Ucciso la sera del 10 marzo con due colpi di pistola alla testa da Fabio Giaccio, 43 enne di origini napoletane. Movente del raid di morte questioni di natura economica. E forse senza legami con gli altri clan.
I clan a Roma
Pochi giorni prima, l’8 marzo, altro agguato in strada. Ad essere ucciso Mihai Stafan Roman, cittadino rumeno, raggiunto con diversi proiettili da due killer che sono poi fuggiti sul motorino nella zona di Casal de’ Pazzi. Il giornalista Massimo Lugli, esperto di cronaca nera e del clan della capitale, su Repubblica spiega oggi che qualcosa si sta muovendo nella mala romana. E c’entra la cocaina. Che è ormai il business principale delle attività illegali romane. Insieme a quelle più ramificate: usura, riciclaggio, gioco d’azzardo. Al centro del problema le divisioni territoriali. Le piazze di spaccio a Roma sono 23. Ma c’è sempre chi sconfina e scatena le guerre. Dalle periferie, dalle borgate fuori dal Raccordo, da Ostia nasce la spinta che potrebbe scatenare una guerra di mafia. Anche perché Roma, tradizionalmente, “non vuole capi”. Ma c’è sempre qualcuno che vuole sovvertire la storia.
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