La Bce alza i tassi di interesse di 50 punti base, Lagarde: «Il sistema è solido»
Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea ha varato un ulteriore rialzo dei tassi di interesse di 50 punti base. Il tasso sui depositi, dunque, aumenta al 3%, mentre quelli di rifinanziamento principale e marginale salgono rispettivamente al 3,5% e al 3,75%. La decisione, alla vigilia, era stata messa in discussione per i fallimenti di alcune banche statunitensi e le turbolenze innescate dalla crisi di Credit Suisse. Alla fine, nello scontro tra falchi, ovvero chi propugna all’interno della Bce una politica aggressiva di rialzi per mitigare la crescita dell’inflazione, e le più caute colombe, che invece temono che l’aumento del costo del denaro possa deprimere la crescita, l’hanno spuntata i falchi. L’ipotesi di un rialzo di 25 punti base è stata scartata. Dall’altro lato dell’Oceano, invece, la prossima settimana è chiamata la Fed a decidere dei rialzi sul dollaro: la Banca centrale degli Stati Uniti dovrebbe moderare i suoi rialzi, portandoli a 25 punti base, contro le precedenti aspettative di un ritocco da 50 punti.
Le conseguenze della decisione
La Bce, nel comunicato che accompagna la decisione, non ha inserito nel comunicato alcun riferimento definito alle prossime mosse di politica monetaria. Piuttosto, sottolinea che l’inflazione resterà alta per troppo tempo. Il rifinanziamento al 3,5% raggiunge il suo massimo dal 2007. Il cambio euro dollaro scivola a 1,056 dopo l’annuncio, in calo dello 0,1%. Il Consiglio direttivo della Bce, inoltre, fa sapere che «segue con attenzione le tensioni in atto sui mercati ed è pronto a intervenire ove necessario per preservare la stabilità dei prezzi e la stabilità finanziaria nell’area dell’euro». Sottolinea che «il settore bancario dell’area dell’euro è dotato di buona capacità di tenuta, con solide posizioni di capitale e liquidità. In ogni caso – aggiunge – la Bce dispone di tutti gli strumenti necessari per fornire liquidità a sostegno del sistema finanziario dell’area dell’euro, qualora ve ne sia l’esigenza, e per preservare l’ordinata trasmissione della politica monetaria». la Borsa di Milano, intanto, accentua i ribassi dopo la scelta della Bce: l’indice Ftse Mib arretra dello 0,5%, mentre lo spread sale a 196 punti base. Riguardo alle previsioni, gli esperti della Bce si attendono che l’inflazione cresca al ritmo del 5,3% nel 2023, del 2,9% nel 2024 e del 2,1% nel 2025. Le proiezioni sul Pil dell’Eurozona, invece, lo vedono attestarsi all’1% nell’anno in corso e all’1,6% sia nel 2024 sia nel 2025.
La conferenza stampa di Lagarde: «Siamo determinati a riportare l’inflazione al 2%»
Christine Lagarde, presidente della Bce, tiene una conferenza stampa a margine della decisione. Prima di rispondere ai giornalisti, legge buona parte del comunicato, soffermandosi sulla necessità di avere un approccio basato sui dati. Motivo per cui, oggi, la Bce non ha voluto preannunciare le prossime mosse. «L’elevato livello di incertezza accresce l’importanza di un approccio fondato sui dati per le decisioni del Consiglio direttivo sui tassi di riferimento, che saranno determinate dalle sue valutazioni sulle prospettive di inflazione alla luce dei nuovi dati economici e finanziari, dalla dinamica dell’inflazione di fondo e dall’intensità di trasmissione della politica monetaria». Lagarde rassicura sul fatto che la Banca centrale europea «dispone di tutti gli strumenti necessari per fornire liquidità a sostegno del sistema finanziario dell’area dell’euro, qualora ve ne sia l’esigenza, e per preservare l’ordinata trasmissione della politica monetaria». Sottolinea che il sistema bancario è solido e meglio preparato rispetto al 2008, anno in cui la crisi di solvibilità e liquidità bancaria, partita negli Stati Uniti, contagiò il Vecchio continente.
«In base alle ultime proiezioni, l’economia dovrebbe riprendersi nel corso dei prossimi trimestri», annuncia la presidente della Bce. Poi, invece, invita gli Stati dell’Eurozona ad agire con cautela negli aiuti da destinare a famiglie e imprese, con particolare riferimento al settore energia. «L’area euro ha avuto un momento di stagnazione nel 4° trimestre 2022, la domanda però è scesa e l’inflazione è calata del 3%. L’economia è pronta a riprendersi, così come la produzione industriale e la fiducia. I salari che salgono e il calo dei prezzi energetici potrebbero aiutare il potere d’acquisto e ciò aiuterà i consumi. Il mercato del lavoro rimane forte, disoccupazione ai minimi storici. Le misure dei governi in favore delle famiglie dovrebbero essere temporanee e mirate per consumare meno energia. Quelle che non rispettano questi principi potrebbero aumentare le pressioni inflazionistiche». Lagarde ribadisce che, con l’attenuarsi della crisi energetica «è importante iniziare ora a revocare tali interventi tempestivamente in linea con il calo dei prezzi dell’energia e in maniera concordata». Concludendo la conferenza stampa a Francoforte, la presidente rivendica uno degli obiettivi primari della Bce: «La nostra determinazione a riportare l’inflazione al 2% è assolutamente intatta».
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