Claudio Anastasio dopo le dimissioni: «La citazione di Mussolini? Una scivolata. Volevo stimolare il Cda»
«Una scivolata». Così Claudio Anastasio, il manager di 3-l S.p.A, la società pubblica che gestisce il software di Inps, Istat e Inail, scelto da Giorgia Meloni, rompe il silenzio sulle sue dimissioni e chiede scusa per la mail mandata agli altri componenti del Cda nella quale citava il discorso di Benito Mussolini in Parlamento dopo l’assassinio di Giacomo Matteotti. Parlando a Repubblica, Anastasio definisce quel testo inviato la sua grave ma «unica scivolata di contesto storico e politico», invitando la stampa a pubblicare tutte le sue altre mail «intercorse sulla gara pubblica di Inps da 1 miliardo di euro». Un errore del tutto occasionale secondo la difesa del manager, che chiede scusa agli italiani definendo la sua una semplice «provocazione per stimolare l’attenzione del cda di fronte a una gara da un miliardo di euro».
«Avrei potuto dire di essere stato hackerato»
«Ma poi, o signori, quali farfalle andiamo a cercare sotto l’arco di Tito? Ebbene, io dichiaro qui, al cospetto di Voi, ed al cospetto di tutto il Governo italiano, che assumo (io solo!) la responsabilità di 3-I (politica! morale! storica!) di tutto quanto è avvenuto». Questa una parte della mail incriminata inviata dal manager i colleghi del Consiglio d’amministrazione. E ancora:«Se le frasi più o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda! Se 3-I è stata una mia colpa, a me la responsabilità di questo, perché questo clima storico, politico e morale io l’ho alimentato nel mio ruolo». Ora Anastasio spiega a Repubblica: «Il mio errore pubblico in email privata è gravissimo e non giustificabile». E continua: «Sono giuste e doverose le mie immediate e irrevocabili dimissioni nel solo interesse di gestione della cosa pubblica e del governo pro-tempore. Potevo giustificare di essere stato hackerato come hanno fatto altri esponenti politici prima di me: ma non è vero, proteggo i miei account di posta elettronica a massimo fattore come volevo così proteggere le connessioni di tutti i cittadini», ammette. «Potevo supportare giustificazione che il testo è stato scritto da un’intelligenza artificiale: anche questo non vero, ma verosimile, e si apre un tema etico sulle evoluzioni dell’intelligenza artificiale. Invece mi sono assunto le mie uniche responsabilità in merito e mi sono dimesso all’istante».
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