Le teorie sulla donna con la bandiera europea simbolo delle proteste in Georgia
La foto simbolo delle proteste in Georgia, quella dove viene ritratta una donna con la bandiera dell’Unione europea che resiste agli idranti, è stata messa in dubbio da diversi utenti online. Secondo la ricostruzione diffusa sui social, la donna sarebbe un’impiegata comunale di Tbilisi e che, secondo «fonti», avrebbe portato la stessa bandiera nel 2014 in piazza Maidan a Kiev. Quanto basta per far sostenere gli utenti che ci siano gli «stessi attori e la stessa regia» da parte degli Stati Uniti in Ucraina per far aprire un nuovo fronte dal lato georgiano contro la Russia.
Per chi ha fretta
- La donna si chiama Nana Malashkhia, ha 47 anni ed è una dipendente del Municipio di Tbilisi.
- «Secondo fonti» avrebbe partecipato alle proteste di piazza Maidan a Kiev, in Ucraina, con la stessa bandiera usata a Tbilisi.
- In un’intervista rilasciata l’undici marzo 2023, Nana racconta di aver comprato la bandiera europea a Tbilisi durante i giorni delle proteste.
- Le «fonti» sulla sua presenza a Kiev non vengono citate nei post, ma in realtà la fonte è la stessa Nana che racconta l’esperienza nell’intervista video di marzo 2023.
- Nana racconta di essere stata a Kiev per altri motivi e di aver deciso di partecipare per protestare contro la Russia con la bandiera della Georgia.
- Nana è stata una rifugiata georgiana, dopo aver vissuto l’infanzia in Abcasia dove l’OSCE ha riconosciuto la pulizia etnica ai danni dei georgiani.
- Nana protestò già in passato contro la Russia a causa dei conflitti in Abcasia e in Ossezia del Sud, entrambe regioni riconosciute dalla Federazione russa come due Repubbliche indipendenti (non riconosciute né dall’ONU né dall’UE).
Analisi
Ecco uno dei post dove viene condiviso il video così commentato:
Pare che la donna che indossa una maschera e porta una bandiera dell’UE in piazza a Tblisi sia Nana Malakhshia, un’impiegata dell’ufficio del Sindaco locale. E pare che nel 2014 fosse in piazza Maidan a Kiev con la stessa bandiera…COINCIDENZE?!
In un altro post la scena viene commentata così:
C’è chi dice che la donna con la bandiera europea diventata simbolo delle proteste in Georgia sia Nana Malakhshia, già presente a Maidan nel 2014 dove faceva la stessa cosa… solo che oggi stranamente è impiegata dell’ufficio del Sindaco locale.
Io non lo so, ma se dovesse essere vero, stessi attori = stessa regia. A Tbilisi come Maidan, gli USA cercano di aprire in Georgia un nuovo scontro con la Russia, come hanno fatto con l’Ucraina.
La narrazione dell’attrice prosegue in altri post:
Oggi si viene a sapere che la donna che sventolava la bandiera UE, con mascherina in faccia e Hogan da 400 dollari ai piedi, diventata simbolo delle proteste in Georgia, risulta essere Nana Malakhshia, dipendente del municipio di Tbilisi. Nel 2014 sventolava una bandiera sul Maidan a Kiev. Insomma, un’attrice con esperienza al servizio dei guerrafondai americani, nulla più.
Un altro esempio ancora, questa volta proveniente dal canale Telegram @quiradiolondratv:
QUESTO VIDEO DELLE PROTESTE IN GEORGIA HA FATTO IL GIRO DELLE COPERTINE DEI GIORNALI EUROPEI. Il fatto che forse non sanno i giornalisti europei è che la donna con la bandiera europea non è una cittadina qualunque.
Si chiama Nana Malakhshia, ed è un’impiegata dell’ufficio del Sindaco locale. Il fatto è che nel 2014, secondo fonti, sembra che la medesima persona fosse in piazza Maidan a Kiev con la stessa bandiera.
La funzionaria georgiana
Il nome della donna è Nana Malashkhia, ha 47 anni ed è una dipendente del Municipio di Tbilisi. La sua storia è stata raccontata durante un’intervista rilasciata lo scorso 11 marzo 2023 a Radio Liberty (versione georgiana).
La storia della bandiera e Kiev
Secondo la narrazione diffusa nei post social, Nana avrebbe usato la stessa bandiera a Kiev nel 2014. La fonte? I post social dicono «secondo fonti», ma in realtà si tratta della stessa Nana.
Nell’intervista racconta di aver comprato la bandiera UE a Rustaveli Avenue, nella capitale georgiana Tbilisi, per poi usarla durante la manifestazione in piazza. Risulta difficile che sia la stessa usata nel 2014 dove era effettivamente andata a Kiev. Lei stessa, durante l’intervista a Radio Liberty, racconta della sua esperienza in Ucraina durante le proteste contro Yanukovich, nate a seguito della sua decisione – una volta convinto da Putin – di bloccare l’accordo di associazione con l’Unione europea. Nell’intervista video viene ripresa la bandiera che Nana teneva in mano a Kiev: quella della Georgia, non quella dell’Unione europea.
La storia di Nana
Perché si trovava a Kiev? Perché protestare con la bandiera della Georgia in Ucraina? Nulla a che fare con fantomatici attori o strani movimenti complottisti, la donna racconta di essere andata a Kiev per altri motivi e che lì colse l’occasione per protestare insieme agli ucraini contro la Russia, quest’ultima già colpevole di aver versato sangue in territorio georgiano negli anni precedenti. La spiegazione viene fornita dal figlio di Nana, Gega Todua, in un’intervista rilasciata l’undici marzo 2023 al quotidiano spagnolo El Pais: «Non è la prima volta e suppongo che non sarà nemmeno l’ultima, che tiene questa bandiera davanti al Parlamento per la Georgia, per il popolo georgiano, per la nostra libertà».
Gega Todua rivela che sua madre è nata a Tbilisi, ma che ha trascorso la sua infanzia con la sua famiglia in Abcasia, un territorio della Georgia che però risulta sotto controllo della cosiddetta Repubblica di Abcasia riconosciuta e protetta dalla Federazione russa: «Tuttavia, mia madre è ancora una rifugiata. Il dolore che ha vissuto durante la sua infanzia e giovinezza è stato ciò che l’ha resa una combattente, perché è un dolore che ha portato con sé fin dall’infanzia». Di fatto, come riconosciuto dall’OSCE, nel corso dei conflitti iniziati nel 1991, vennero riscontrati veri e propri massacri ed espulsioni forzate nei confronti dei georgiani in Abcasia. La stessa OSCE, riconoscendo la sovranità e «l’integrità territoriale della Georgia entro i suoi confini internazionalmente riconosciuti», parla di «pulizia etnica» ai danni dei georgiani.
Gega Todua racconta che protestò insieme a sua madre contro la Russia nel 2008 durante la guerra in Ossezia del Sud. Sia l’Abcasia che l’Ossezia del Sud sono state riconosciute dal Cremlino come Repubbliche nel 2008, uno scenario molto simile a quello a cui abbiamo assistito dal 2014 in poi con l’Ucraina.
Conclusioni
La fonte delle teorie mosse contro Nana Malashkhia è la sua stessa intervista rilasciata a Radio Liberty, pubblicata l’undici marzo 2023. La donna racconta di essere stata a Kiev nel 2014 per altri motivi, ma di aver partecipato alle proteste contro la Russia con in mano la bandiera della Georgia, non quella dell’Unione europea utilizzata di recente a Tbilisi. Non sussiste la teoria degli Stati Uniti dietro la vicenda di Nana nella capitale georgiana per aprire un nuovo fronte contro il Cremlino, considerato che tale fronte con la Russia è aperto fin dai primi anni dall’indipendenza della Georgia con le guerre in Abcasia e Ossezia del Sud, dove ben prima del 2014 sono state riconosciute dalla Federazione russa due Repubbliche indipendenti come quelle del Donbass.
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