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Quella volta che Checco Zalone invitò a pranzo Giorgia Meloni: «Le ho chiesto se aveva intolleranze oltre a quelle che già conoscevamo»

17 Marzo 2023 - 06:25 Redazione
Il comico: ho votato Berlusconi, Renzi, e il Pd. Ogni volta hanno perso

Secondo Luca Medici, in arte Checco Zalone, il male del secolo «è il narcisismo. Oggi si può dire tutto, anche troppo. Si dà voce a chi non lo merita». Nell’intervista che rilascia oggi ad Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera sostiene che «il nostro specchio di Narciso è il telefonino. Sto cominciando a pensare a un film su questo tema: il narcisismo di massa». Dice che la produzione del suo ultimo film, Tolo Tolo, «è durata un anno ed è stata devastante dal punto di vista fisico e mentale. Ho passato un anno tra i migranti. Poi scrissi la canzone finale sulla cicogna strabica che decide il destino dei bambini tra chi nasce in Occidente e chi in Africa». Dice che è nato nel 1977 e la prima volta ha votato nel 1996. La sua preferenza è andata Berlusconi «che quella volta ha perso. Poi non mi ricordo: ho rimosso. Di sicuro ho votato Renzi e ha perso pure lui. L’ultima volta ho votato Pd, e ha straperso».

Il messaggio Whatsapp

In compenso racconta come ha conosciuto Giorgia Meloni. «Un’estate ero in vacanza in Puglia con gli amici delle mie figlie, tutti fascistoni. Quindi tutti fan suoi. Anche lei era in vacanza lì vicino. E mi mandò un Whatsapp chiedendo di incontrarmi». Lui di solito non si incontra con i politici: «Però non volevo deludere i miei amici. Pensai a un caffè in gran segreto, ma loro si ribellarono: “La devi invitare a pranzo a Giorgia”. Così le ho mandato questo messaggio Whatsapp: “Abbiamo affittato un villino anni 80 (condonato). Ci sono panzerotti, riso patate e cozze, parmigiana, latticini. Hai allergie o intolleranze oltre quelle che conosciamo?“». Poi, dice, qui comincia la parte erotica della chat, che non si può leggere. Per il resto dalla politica si tiene lontano. Anche se ritiene Elly Schlein «bellissima». Dice che suo nonno Pasquale era «un fascistone. Lo chiamavano Don Pasquale perché era il capostazione e mi diceva sempre la frase fatidica: “Quando c’era lui i treni arrivavano in orario“. “Sì, ma per merito tuo che eri capostazione, non Suo”, gli rispondevo. Nello spettacolo c’è una gag, Putin che si fa tirare il dito ed emette gas, che il nonno faceva ai pranzi di famiglia».

La scelta

Sulla guerra in Ucraina dice che «abbiamo fatto una scelta, l’Occidente. E dobbiamo adeguarci. Pure la Meloni s’è adeguata». Parla di Lucio Presta, produttore del suo spettacolo: «Ho visto come si muoveva a Sanremo, alzando anche la voce se necessario. E mi sono detto: è il mio uomo. Ha una fisicità notevolissima, averlo nemico non è gradevolissimo. Su 55 serate non ne ha mancata una». Non ha mai messo bocca sui contenuti tranne in un caso: «Facevo una gag raccontando la gita con le mie bambine ad Eurodisney in parallelo con i viaggi dei bambini ebrei ad Auschwitz. Presta mi ha detto: è meglio che lasci perdere. Aveva ragione lui». Sua madre, Antonietta Capobianco, «era comunista. Si candidò nel nostro paese, Capurso, e prese 17 voti. Siccome i Capobianco parenti erano 18, partì subito l’inchiesta». Infine, dice che anche lui ha storpiato “La canzone di Marinella” di De André: paragonandola alla D’Addario. «A Mediaset scoppiò il dibattito: trasmetterla o no? Berlusconi era presidente del Consiglio. Io dissi: metà del pubblico di Zelig l’avrà filmata sul telefonino. Se non la mandate in onda uscirà lo stesso e voi farete una figura del nulla. Alla fine la mandarono».

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