La confessione di Moggi: «Dopo Calciopoli ho pensato a tutto, anche al suicidio. Mi ha aiutato la fede»
«MI davano del ladro, ho pensato a tutto e ho passato un periodo davvero brutto, soprattutto i primi tempi. Però la fede mi ha aiutato tanto». Luciano Moggi risponde alle domande di Luca Casadei, ospite del suo podcast One More Time. E non nasconde di aver pensato anche al suicidio, dopo lo scandalo Calciopoli che ha portato alla sua radiazione. Nel faccia a faccia con l’imprenditore ed esperto di comunicazione, l’ex dirigente sportivo ha parlato anche degli esordi, di come si sia avvicinato alla Juventus, del suo rapporto con Maradona. E con orgoglio rivendica di aver avuto in squadra alcuni giocatori che poi si sono imposti tra i migliori allenatori di calcio in Europa. «Giocavo in una squadra di dilettanti, e mi portarono a giocare davanti alla Juventus. Io sapevo che non mi avrebbero preso, però la curiosità mi portò a parlare con i loro dirigenti», ricorda Moggi, 85 anni, «ovviamente mi scartarono, poi però scrissi al club e mi offrii come osservatore, come scopritore di talenti. E da quel momento ho lavorato per loro come osservatore per vent’anni». Con il campione argentino invece, spiega di aver avuto un rapporto speciale. «Quando veniva in Italia, la prima chiamata la faceva a me», racconta ai microfoni di Casadei, «era un uomo eccezionale, che purtroppo aveva una doppia personalità che spesso prendeva il sopravvento su quella vera». Poi il moto d’orgoglio: «Se vedi i giocatori che ho avuto, sono tra gli allenatori migliori oggi: Deschamps, Conte, Zidane, Gasperini. Qualcosa di buono l’abbiamo insegnato alla Juventus».
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