La conferma dell’Ocse: inflazione in discesa in Italia fino al 2,5% nel 2024. «Ma le banche centrali continuino ad aumentare i tassi»
Una «fragile ripresa»: quella prevista dall’Ocse, che in mattinata ha presentato a Parigi le prospettive economiche globali. Secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, la crescita mondiale è rallentata «al 3,2% nel 2022, ben al di sotto – afferma l’Ocse nell’Interim Economic Outlook – del livello previsto ad inizio anno, ostacolato dall’impatto della guerra in Ucraina, dalla crisi del costo della vita e dal rallentamento dell’attività in Cina», scrive. Tuttavia, cominciano ad emergere i primi segnali positivi «con la fiducia di imprese e consumatori in miglioramento, la riduzione dei prezzi dei prodotti alimentari e dell’energia e la piena riapertura della Cina». La crescita globale, infatti, «dovrebbe rimanere – sottolinea l’Ocse – al di sotto del suo livello tendenziale nel 2023 e nel 2024, rispettivamente al 2,6% e al 2,9%, mentre la stretta sulle politiche macroeconomiche continuerà a produrre i suoi effetti». Negli Stati Uniti, la crescita del Pil dovrebbe contrarsi dall’1,5% del 2023 allo 0,9% del 2024. Nella zona euro, la crescita dovrebbe scendere allo 0,8% nel 2023, per poi risalire all’1,5% nel 2024.
E in Italia?
Ci sono segnali incoraggianti per l’inflazione in Italia. Dovrebbe calare – si legge nella nota dell’Ocse – dall’8,7% del 2022 al 6,7% del 2023, per poi assestarsi al 2,5% del 2024. Mentre per quanto riguarda il Pil, è atteso in crescita quanto mai contenuta, al ritmo dello 0,6% nel 2023 e dell’1% nel 2024. «È molto importante che le riforme strutturali proseguano in Italia: rafforzano il dinamismo delle imprese», ha detto il capoeconomista dell’Ocse, Alvaro Pereira, rispondendo a una domanda sull’Italia nel giorno della presentazione. Pereira ha evocato, tra l’altro, l’importanza di limitare «alcune restrizioni che esistono nel settore dei servizi». Ma anche «riforme essenziali in materia macroeconomica, sulla fiscalità. Saremo molto felici di proseguire il lavoro con le autorità italiane per continuare a sostenere questi sforzi di riforme». L’Organizzazione ha infine ribadito la necessità di nuovi aumenti dei tassi in Usa e nell’eurozona. «Le politiche monetarie devono restare restrittive fino a quando non si osserveranno chiari segni di riduzione duratura delle tensioni inflazionistiche sottostanti». Per l’Ocse, «nuovi aumenti dei tassi di interesse restano ancora necessari in numerose economie, in particolare negli Stati Uniti e nella zona euro», sottolinea, aggiungendo: «Vista la lenta contrazione dell’inflazione sottostante, i tassi di riferimento sono probabilmente destinati a restare elevati per buona parte del 2024».
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