Deportazione di bambini, la responsabile di Mosca: «Solo 380 orfani, nessuno separato dai genitori». E Medvedev minaccia: «Abbattiamo la Corte con un missile»
Insieme a Vladimir Putin, è la massima accusata per il crimine di guerra che la Corte penale internazionale contesta alla Russia: la deportazione di migliaia di bambini ucraini verso la nuova “madrepatria” per criminali programmi di “rieducazione”. Maria Lvova-Belova è la Commissaria di Mosca per per l’infanzia. E oggi, per la prima volta dall’emanazione del mandato d’arresto della Corte penale internazionale che l’ha colpita insieme a Putin, parla. Lo fa a Soloviev Live, e per difendere la politica attuata dalla Russia. «Ad oggi, 380 orfani provenienti da nuove regioni della Russia hanno trovato una casa presso famiglie russe. Erano in istituti di assistenza. Nessuno è stato separato dai genitori», ha detto Lvova-Belova. Poi la Commissaria è sembrata aprire ad una possibile via d’uscita “onorevole” dallo scandalo internazionale denunciato da Kiev: «Se ci sono rappresentanti legali, faremo il possibile per riunire le famiglie», ha detto, sostenendo che oggi 15 bambini evacuati in Russia si sono riuniti ai parenti ucraini.
Medvedev spara a zero (letteralmente) sulla Corte dell’Aja
Ben più duro, come suo solito, è stato questa mattina ancora una volta Dmitry Medvedev. Che il problema con la Corte penale internazionale vorrebbe risolverlo in maniera decisamente più muscolare. «È del tutto possibile immaginare l’uso mirato di un Onyx ipersonico dal Mare del Nord da una nave russa verso il tribunale dell’Aia», ha provocato su Telegram il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, secondo il quale «il tribunale è solo una miserabile organizzazione internazionale, non la popolazione di un paese della Nato», e dunque non si rischierebbe in tal caso la guerra.
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