La ministra Locatelli sull’esame negato alla 19enne Nina con la sindrome di Down: «Chiamerò la scuola, è un suo diritto»
«Forse per Nina c’è ancora qualche possibilità». Così la ministra alle Disabilità Alessandra Locatelli sul caso di Nina Rosa Sorrentino, la ragazza 19enne con la sindrome di Down alla quale è stata negata la possibilità di sostenere l’esame di maturità, perché attività, ritenuta dagli insegnanti del suo liceo, «troppo stressante». La richiesta dei genitori all’Istituto Sabin di Bologna era stata quella di modificare il programma differenziato per alunni certificati che prevede alla fine del quinquennio di ottenere solo un attestato di competenze, con la proposta invece di far seguire alla figlia «un piano personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti» che avrebbe previsto anche l’ammissione vera e propria all’esame di maturità. Nonostante il parere favorevole del neuropsichiatra infantile, i docenti però si sono detti contrari. «Nina ha sicuramente dei valori e delle competenze da spendere, non solo nel percorso scolastico ma anche nell’inserimento lavorativo e questo deve essere un diritto garantito a tutti, oltre che garantito dalla nostra Costituzione», ha ora commentato la ministra Locatelli, aprendo uno spiraglio sulla carriera scolastica della giovane. «Credo ci sia una strada ancora da intraprendere: siamo a marzo, l’esame è a giugno magari c’è ancora qualche possibilità. Cercherò ora di contattare sia il ministero, sia la scuola», ha promesso Locatelli intervistata dal Tg4. Dopo aver ricevuto il no dei suoi docenti, la 19enne si è ritirata da scuola. «Credo che non sia corretto discriminare e non utilizzare nemmeno l’accomodamento ragionevole. Questo lo prevede la convenzione Onu per i diritti delle persone con disabilità», ha commentato ancora la ministra, «è un diritto di Nina avere la possibilità di valorizzare la parte positiva del suo impegno utilizzando l’accomodamento ragionevole, cioè in base alle sue possibilità di seguire le lezioni e per i risultati che può conseguire, così che possa partecipare, come tutti, all’esame finale». La decisione di ritirarsi da scuola è stata presa dalla studentessa e dalla famiglia a tre mesi dalla fine dell’anno scolastico: un modo per riuscire a ripetere il quinto anno e di mantenere così aperta la possibilità di conseguire il diploma di scuola secondaria superiore, necessario per l’accesso all’università e diverse professioni.
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