Messina Denaro sull’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo: «Non fui io a dare l’ordine»
Matteo Messina Denaro ammette di aver ordinato il rapimento del piccolo Giuseppe Di Matteo, ma non il brutale omicidio che secondo il boss al 41 bis nel carcere di L’Aquila sarebbe stato ordinato da Giovanni Brusca. Come riporta il sito livesicilia.it, Messina Denaro ha provato a ridimensionare il suo ruolo nell’omicidio del 12enne davanti al gip Alfredo Montaldo, che lo ha interrogato nei giorni scorsi per un interrogatorio di garanzia per un altro processo in cui è accusato di tentata estorsione. Il piccolo Di Matteo fu rapito il 23 novembre 1993 nel maneggio di Villabate, dove andava a cavallo. Con quel rapimento, Cosa Nostra voleva spingere il padre Santino Di Matteo, nel frattempo diventato collaboratore di giustizia, a ritrattare le sue dichiarazioni agli inquirenti. Nel frattempo, il ragazzino di 12 anni fu imprigionato in diversi luoghi tra le province di Palermo, Trapani e Agrigento. Fu poi portato incappucciato e chiuso nel bagagliaio di un’auto in una masseria a Campobello di Mazara, lo stesso paese in cui Messina Denaro ha vissuto prima di essere arrestato lo scorso 16 gennaio. Quella casa di campagna apparteneva a Giuseppe Costa, fedelissimo di Messina Denaro all’epoca latitante. Dopo due anni di inferno, l’11 gennaio 1996 Giuseppe Di Matteo fu ucciso, strangolato e sciolto nell’acido.
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