Omicidio Matteuzzi, Padovani ai pm: «Aiutatemi: sono ancora ossessionato da lei»
Giovanni Padovani ha ammesso davanti ai pm lo scorso 15 febbraio di aver realizzato solo in quel momento che la sua ex fidanzata Alessandra Matteuzzi è morta, si è detto «cosciente che il mio gesto è stato gravissimo e che ne devo pagare le conseguenze». Ai magistrati inquirenti Lucia Russo, Domenico Ambrosino e Francesca Rago, il 27enne a fine interrogatorio ha anche chiesto soccorso: «Vi chiedo di aiutarmi a liberami dall’ossessione per Alessandra che tutt’ora mi assale». L’ex calciatore è in carcere dallo scorso 23 agosto per l’omicidio dell’ex compagna 56enne, uccisa a colpi di martello e con una panchina sotto casa di lei, in via Arcoveggio a Bologna. Nel processo che inizierà il prossimo 3 maggio, Padovani dovrà rispondere delle accuse di omicidio aggravato da stalking, premeditazione, futili motivi e legame affettivo.
La «relazione tossica»
Quando Padovani ha provato a ricostruire i fatti davanti ai pm, parlando del rapporto con Matteuzzi ha parlato di una «relazione tossica» con «morbosità reciproche». Il 27enne ha negato di essere «un persecutore», spiegando che il controllo dei telefonini era «un’iniziativa reciproca e in ogni caso non continuativa». Anche quando gli è stato ricordato che è stato trovato in possesso dei dati di accesso dei profili social dell’ex compagna, Padovani ha ammesso di aver avuto le password che gli permettevano di leggere i messaggi privati che la sua ex scambiava sui social, ma anche quella ha ribadito «era una cosa condivisa». Un’ammissione che contraddice l’interrogatorio del febbraio 2022, dopo la denuncia per stalking, quando Padovani aveva ammesso «ho cambiato le password senza che lei ne fosse a conoscenza». Il 27enne ha poi negato di essersi arrampicato sul terrazzo di casa di Matteuzzi in un’occasione. E a proposito dell’investigatore privato che avrebbe assunto per fare ricerche su di lei, Padovani ha ancora negato. Nel suo telefono erano state trovate note e ricerche del tipo «come uccidere a sprangate» e «pena omicidio volontario». Ricerche che Padovani ha provato a minimizzare come «sfoghi virtuali». Il 27enne di recente è stato trasferito nel reparto psichiatrico del penitenziario di Piacenza. Finché è stato nel carcere di Bologna, l’ex calciatore aveva ricevuto anche diverse lettere di ammiratrici, che lui aveva anche affisso sulle pareti della sua cella.
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