Superbonus, c’è l’accordo sulla proroga al 30 giugno per le villette. Ma i crediti incagliati restano un rebus
Proroga di tre mesi fino al 30 giugno per le villette, esclusione dallo stop allo sconto in fattura e alle cessioni dei crediti per onlus, Iacp e barriere architettoniche e soluzione per i lavori di edilizia libera, come infissi e caldaie. Sono i temi su cui si va verso una soluzione condivisa in commissione Finanze alla Camera, dove è previsto per domani – mercoledì 22 marzo – l’inizio del voto sugli emendamenti al decreto superbonus. È quanto ha riferito, citato dall’Ansa, il relatore del decreto, il deputato di Fratelli d’Italia Andrea De Bertoldi (FdI), secondo il quale si sarebbe trovato l’accordo su questi punti cruciali all’esito del confronto tra governo, maggioranza, e opposizioni. Una soluzione sarebbe alle viste, ha fatto sapere sempre De Bertoldi, anche per quanto riguarda il nodo del termine del 31 marzo per comunicare all’Agenzia delle Entrate le opzioni di cessione o sconto in fattura relative alle spese edilizie del 2022. La soluzione che potrebbe arrivare nelle prossime ore partirebbe dalla riformulazione di un emendamento dello stesso relatore del dossier per consentire di comunicare l’opzione anche prima della conclusione dell’accordo di cessione. Per rendere la modifica operativa da subito – è la strada allo studio – potrebbe arrivare già domani un comunicato legge del Ministero dell’Economia. S’interverrebbe inoltre anche sulle regole della remissione in bonis, consentendo il completamento della procedura oltre il termine con il versamento di 250 euro all’Agenzia delle Entrate. Manca invece al momento una soluzione per risolvere il problema strutturale dei crediti incagliati legati ai bonus edilizi. Le trattative sul tema nell’ambito del decreto superbonus non sarebbero infatti andate a buon fine, riporta ancora l’Ansa. Il nodo, secondo quanto si apprende, sarebbe ancora sub iudice: l’ipotesi di utilizzare gli F24 in compensazione, proposta da Abi e Ance, e che è stata oggetto anche di un pressing bipartisan in Parlamento con diversi emendamenti al decreto, su cui ci sarebbe una forte opposizione da parte della Ragioneria generale dello Stato.
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