Cosa c’è dietro la proposta di pace della Cina per l’Ucraina e il nuovo ordine mondiale di Xi e Putin
Un rafforzamento strategico dell’asse tra Cina e Russia. Per la creazione di un nuovo ordine mondiale. Questo è il progetto di Xi-Jinping e Vladimir Putin dietro la proposta di pace per l’Ucraina. I due “gemelli dell’autocrazia” lanciano così la sfida della rivincita agli Stati Uniti. Che parte dalla politica per saldarsi sull’economia. Non solo petrolio, ma anche – e soprattutto – gas. Putin e Xi hanno raggiunto un accordo sul gigantesco progetto del gasdotto Siberian Force 2. Simbolo della volontà di Mosca di reindirizzare la propria economia verso l’Asia a fronte delle sanzioni internazionali. Ma entrambi sono consapevoli che si tratta di un rapporto non certo tra pari. Perché il prodotto interno lordo cinese è pari a 18 mila miliardi di dollari, quello russo 1.800 miliardi. E perché Xi ha ottenuto che l’export russo reindirizzato verso Pechino sia pagato in yuan. Legando così ancora di più a sé l’alleato.
La pace e la guerra
Le quattro ore e mezza di confronto faccia a faccia tra Putin e Xi ieri e le tre ore di colloqui svoltisi alla presenza delle delegazioni hanno partorito due dichiarazioni congiunte. Una sullo sviluppo della cooperazione economica da qui al 2030. L’altra sul rafforzamento del partenariato strategico. Sull’altro aspetto cruciale della missione, cioè il piano di pace cinese, non si registrano invece sviluppi sostanziali. Al di là del fatto che entrambi hanno sottolineato l’esigenza di una soluzione negoziata. Mosca, infatti, sostiene l’iniziativa di Pechino. Ma lamenta che dall’altra parte non ci sia la necessaria buona volontà. Il piano cinese può essere preso come base per un accordo di pace. Ma solo «quando l’Occidente e Kiev saranno pronti», ha detto Putin. Il problema, ha lamentato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, è che «i paesi europei e soprattutto Washington non consentono a Kiev nemmeno di pensare» ad un negoziato. «Ora che le maschere sono cadute, i Paesi occidentali mostrano il loro ghigno feroce», ha aggiunto il portavoce.
Gli accordi economici
Ma l’incontro è servito invece per firmare accordi economici. Che spostano definitivamente l’asse di Mosca da Occidente a Oriente. Nel dettaglio:
- la Russia ha assicurato esportazione ininterrotta di petrolio alla Cina;
- l’interscambio commerciale tra i due paesi supererà i 200 miliardi di dollari nel 2023;
- Mosca si impegna a utilizzare lo yuan nei pagamenti in Asia, Africa e Sudamerica;
- Russia e Cina creeranno un gruppo di lavoro congiunto per la Rotta del Nord.
Ma, osserva oggi il Corriere della Sera, Xi ha comunque presente che i rapporti tra Cina e Stati Uniti oggi valgono 690 miliardi di dollari l’anno. E quelli con l’Unione Europea pesano per 850 miliardi. In entrambi i casi Pechino vanta un surplus commerciale. È un vantaggio per la Cina ricevere petrolio e gas dalla Siberia a prezzi scontati. Ma i legami con l’Occidente oggi valgono di più di quelli con la Russia. Anche perché l’accesso a quei mercati è il presupposto della potenza cinese.
Il gasdotto Siberian Force 2
Oggi quegli accordi sono più importanti per Putin che per Xi. Per esempio il gasdotto Siberian Force 2. Che consentirà alla Russia di aumentare significativamente le sue consegne di gas alla Cina. In un momento in cui la sua economia deve allontanarsi dal mercato europeo dopo le sanzioni seguite all’invasione dell’Ucraina. «Al momento della messa in servizio», ha detto lo Zar, «50 miliardi di metri cubi di gas» passeranno attraverso l’infrastruttura lunga 2.600 chilometri che collegherà la Siberia allo Xinjiang cinese (nord-ovest) attraverso le steppe della Mongolia. Il leader russo però non ha fornito dettagli sui tempi del progetto. Che deve completare un gasdotto già esistente, Siberian Force, che parte dall’estremo oriente russo. Le quantità previste di consegne a termine rappresentano quasi quanto il Nord Stream 1 (55 miliardi di metri cubi) prima della sua chiusura a seguito del sabotaggio nel settembre 2022. Obiettivo entro il 2030: consegnare complessivamente almeno 98 miliardi di metri cubi di gas e 100 milioni di tonnellate di gas naturale liquefatto (Lng) all’alleato cinese, ha promesso il leader russo.
«Uno show di politica estera»
In tutto ciò la pace in Ucraina sembra del tutto secondaria per i due leader. Tanto che Dmitry Kuznets, redattore della testata giornalistica russa indipendente Meduza, in un’intervista a La Stampa oggi dice che la pace di Xi e Putin è «completamente irrealistica. In quanto il piano cinese non può essere accettato né dall’Occidente, né dall’Ucraina. E Putin lo sa. Si tratta di uno show di politica estera della Cina volto a promuovere il suo ruolo di Paese “neutrale”. E di unico intermediario tra la Russia e l’Occidente». Kuznets spiega che per ora la Cina evita con attenzione ogni aiuto militare diretto a Putin. «Ma c’è una grande quantità di prove che mostrano come la Cina sta aggirando le sanzioni fornendo alla Russia materiali e prodotti a duplice uso. In primo luogo componenti elettronici. Una recente inchiesta del Wall Street Journal mostra come le esportazioni dalla Cina alla Russia sono aumentate notevolmente tramite Paesi terzi. Soprattutto i Paesi dell’Asia Centrale e la Bielorussia. In questo modo le aziende cinesi evitano le sanzioni occidentali».
Un junior partner per Xi
Per Kutnets «senza questi materiali e componenti non è possibile produrre una gran parte degli armamenti russi. Mi riferisco ai tank, ai missili, ai mezzi corazzati e agli strumenti della guerra elettronica. Tutto questo richiede componenti che la Russia non produce e che può ottenere solo dalla Cina tramite dei paesi terzi». Ma d’altro canto «la Cina non è interessata a rovinare del tutto le sue relazioni con gli Usa e l’Occidente. Che restano i suoi partner commerciali e anche politici più importanti rispetto alla Russia. Allo stesso tempo la Cina non vuole l’eliminazione della Russia come un avversario attivo dell’Occidente. Ma la vuole mantenere al suo fianco come “partner minore”. Anche la continuazione del conflitto avvantaggia la Cina. Finché l’Occidente e gli Usa sono impegnati in Ucraina, non possono contrastare attivamente Pechino».
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