Andrea Tombolini, l’accoltellatore del Carrefour di Assago finisce in comunità: «Non può stare in carcere»
Il giudice delle indagini preliminari di Milano Patrizia Nobile ha deciso che il posto giusto per la custodia cautelare di Andrea Tombolini non è il carcere ma la comunità. Tombolini deve fronteggiare le accuse di omicidio e tentato omicidio per gli accoltellamenti al Carrefour di Assago dello scorso ottobre. Il 46enne accoltellò a morte un dipendente del centro commerciale e ferì gravemente due persone prima di essere arrestato. Al pubblico ministero ha detto di aver ucciso perché pensava di essere malato e provava invidia per chi stava bene. Una perizia psichiatrica lo ha dichiarato completamente capace di intendere e di volere. Non finirà quindi agli arresti domiciliari, come aveva chiesto la sua difesa, ma in una comunità. Dalla quale non potrà allontanarsi senza il permesso del giudice.
Secondo la perizia, racconta oggi l’edizione milanese del Corriere della Sera, Tombolini è affetto da un disturbo mentale. Ma non di gravità tale da escludere o far scemare la capacità di intendere e di volere. Ma la sua fragilità, secondo gli esperti, «lo rende un soggetto estremamente vulnerabile e non idoneo a fronteggiare l’ambiente carcerario». Il Gip ha deciso che nei suoi confronti si dovrà garantire «il controllo assiduo da parte del personale della struttura, la collocazione in stanza singola con spazi comuni videosorvegliati, la preclusione di oggetti pericolosi quali coltelli e oggetti di vetro, e uscite solo se autorizzate dall’autorità giudiziaria». La soluzione appare «idonea a contenere la pericolosità sociale» di Tombolini. Ma anche «a contemperare le esigenze di speciale prevenzione» con quelle di «tutela della fragilità dell’imputato», assistito dall’avvocata Daniela Frigione.
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