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La strana storia degli imprenditori cinesi che vogliono comprare il porto di Taranto

24 Marzo 2023 - 09:55 Redazione
Oltre a Ferretti Group, gruppo controllato dal colosso cinese Weichai, anche Progetto Internazionale 39, controllato per il 33% dall'imprenditore Gao Shuai ha messo gli occhi sull'infrastruttura della città pugliese

Non sono bastate le preoccupazioni della Nato, che circa 3 anni fa chiese all’Italia spiegazioni su cosa stesse accadendo al porto di Taranto, non troppo distante da una base strategica dell’Alleanza Atlantica, obiettivo delle mire espansionistiche di Pechino. In queste settimane, come scrive Repubblica, il forlivese Ferretti Group, gruppo del made in Italy controllato dal colosso pubblico cinese Weichai, starebbe infatti ampliando il suo investimento, aumentando di fatto l’area da gestire all’interno del porto. Ma non solo. Anche Progetto Internazionale 39, spiega Formiche, avrebbe messo gli occhi su Taranto. In particolare, su una zona ancora più strategica, ovvero circa 150mila metri quadrati di piattaforma logistica, messa sul mercato dall’Autorità di sistema portuale del Mar Ionio.

L’imprenditore residente a Milano

La società in questione è controllata per il 33% Sergio Gao Shuai, imprenditore cinese residente a Milano e fondatore del Dragon Business Forum, responsabile di progetti per favorire rapporti tra imprese italiane e cinesi ma soprattutto è un delegato del governo di Pechino. Tuttavia, il capo dell’Autorità di sistema portuale del Mar Ionio, Sergio Prete, ha spiegato che Progetto Internazionale 39 è solo una società di scopo, in realtà «gli investitori saranno altri e sono italiani». E in effetti, riporta Repubblica, all’interno della società ci sono anche “quote” italiane: un commercialista romano e un imprenditore di Civitavecchia. Ma a colpire, oltre al nome dell’imprenditore cinese, è la struttura dell’azienda: è priva di esperienza specifica, nonostante si proponga di gestire una piattaforma importantissima. Ed è nata in estate da una srl che si occupava di pizzerie, improvvisamente venduta e riadattata attraverso modalità che assomigliano a quelle emerse nell’indagine della Guardia di Finanza su Alpi Aviation, la società di droni militari che il governo di Pechino aveva provato a comprare tramite srl satellite prima di essere bloccati. Sull’apertura alle mire espansionistiche cinesi a tirar dritto è Beppe Grillo che due giorni fa sulla Stampa ha ribadito la necessità di «aprire il porto di Taranto ai grandi mercantili cinesi. È l’unico in quella zona a poterli ospitare. È un’occasione da non perdere».

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