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Chi è Paul Rusesabagina, l’uomo che ispirò il film Hotel Rwanda: condanna a 25 anni commutata, può tornare in libertà

24 Marzo 2023 - 19:53 Redazione
Condannato per terrorismo in circostanze poco chiare, il 68enne è conosciuto nel mondo per aver contribuito a salvare un migliaio di tutsi durante il genocidio del 1994

Hotel Rwanda, film del 2004 diretto da Terry George. Al centro della trama, la storia vera di un uomo, Paul Rusesabagina, che nel 1994 riuscì a salvare circa 1.200 persone durante il genocidio del Ruanda. L’allora direttore di un hotel di lusso a Kigali, la capitale, ospitò nelle sue stanze i tutsi perseguitati dalla milizia Hutu Interahamwe. In circostanze poco chiare, nel 2021, Rusesabagina è stato condannato a 25 anni di prigione con l’accusa di terrorismo. Oggi, 24 marzo, all’età di 68 anni, è stato raggiunto dalla notizia che è stato trovato un accordo per la sua scarcerazione: Rusesabagina tornerà libero sabato 25 marzo. Lo ha annunciato la portavoce del governo di Kigali, Yolande Makolo. La sentenza che lo condannava è stata «commutata con ordine presidenziale». Due settimane fa, il presidente del Ruanda, Paul Kagame – che in passato si era scagliato contro Rusesabagina, sostenendo che approfittasse della celebrità derivata dal film per riscrivere la storia del Paese -, aveva esplicitato l’intenzione di risolvere il caso.

«Questo è il risultato del desiderio condiviso di reimpostare i rapporti tra Usa e Ruanda», ha scritto su Twitter Stephanie Nyombayire, segretaria per la stampa del presidente ruandese. Nel post sul social, spiega che l’iniziativa del presidente non annulla la condanna. Ha aggiunto anche che sono stati «un fattore chiave» per la liberazione gli stretti rapporti che il Ruanda ha stretto con il Qatar. Diverse associazioni impegnate per i diritti umani avevano protestato per l’incarcerazione di Rusesabagina, mantenendo alta l’attenzione internazionale sul presidente Kagame, rieletto per un terzo mandato dopo un referendum costituzionale che, secondo gli osservatori, è stato condizionato dai brogli. Il Ruanda, oggi, è tra gli ultimi Paesi nelle classifiche che misurano la libertà di espressione e gli oppositori politici del presidente sono vittime di intimidazioni e persecuzioni.

Nato il 15 giugno 1954, Rusesabagina è cresciuto in una famiglia di origini contadine. Sua madre era tutsi, suo padre apparteneva alla popolazione hutu. Poliglotta, si è specializzato in Kenya nella professione di direzione di alberghi. Quando iniziò il genocidio in Ruanda contro la popolazione tutsi, Rusesabagina, che era nato da un matrimonio misto, fu salvato dalle milizie grazie alla sua posizione nella direzione dell’Hôtel des Mille Collines e ai contatti che aveva con i leader militari hutu. Rifugiatosi con la sua famiglia nell’albergo, sfruttò il suo ruolo per aprire le porte a orfani e famiglie perseguitate dai miliziani. Dopo la fine del genocidio, si trasferì in Belgio, dove si ricostruì una carriera prima come tassista e poi come proprietario di una società di autotrasporti. La sua storia è stata raccontata prima nel libro Desideriamo informarvi che domani verremo uccisi insieme alle nostre famiglie, scritto nel 1998 da Philip Gourevitch, poi nel film Hotel Rwanda. Nel 2005, George W. Bush, presidente degli Stati Uniti, conferì a Rusesabagina la medaglia presidenziale della libertà.

Nel 2020, quando Rusesabagina non viveva più da tempo in Ruanda, il governo l’ha arrestato per terrorismo. Dopo il Belgio, infatti, si era trasferito negli Stati Uniti. Stava viaggiando su un volo, partito dagli Emirati Arabi e diretto in Burundi, dove avrebbe dovuto partecipare a una conferenza, quando l’aereo fu dirottato per ordine del governo del Ruanda verso la capitale Kigali. Nel processo, Rusesabagina dovette rispondere alle accuse di aver fondato un’organizzazione terroristica che si era macchiata di alcuni attentati contro la popolazione civile, che avevano causato la morte, nel 2018, di nove persone. I suoi legali, da subito, ritennero che il processo fosse motivato da questioni politiche: Rusesabagina aveva criticato in più occasioni il governo del presidente Kagame.

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