Ilaria Cucchi a Open: «Siamo molto arrabbiati, ma anche molto determinati. Il reato di tortura non si tocca» – Il video
Ilaria Cucchi, senatrice di Alleanza Verdi e Sinistra, si è appellata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Come mai? Per fermare la proposta di legge presentata da Fratelli d’Italia in commissione Giustizia, alla Camera, che punta ad abolire il reato di tortura. La fattispecie è entrata nell’ordinamento italiano nel 2017, dopo un turbolento iter parlamentare, a circa 30 anni dalla ratifica della «Convenzione Onu contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti». Da allora, stando all’articolo 613-bis del codice penale, chiunque «con violenze o minacce gravi ovvero agendo con crudeltà cagiona acute sofferenze fisiche o un verificabile trauma psichico a persona privata della libertà personale» è punito con la reclusione da 4 a 10 anni. Se i fatti sono commessi da un pubblico ufficiale, «con abuso dei poteri o in violazione dei doveri inerenti alla sua funzione», la pena è inasprita, venendo compresa tra i 5 e i 12 anni.
Già nel 2018 Giorgia Meloni aveva chiesto, con un tweet, di «abolire il reato di tortura che impedisce agli agenti di fare il proprio lavoro». Adesso che è al governo, il suo partito, Fratelli d’Italia, ci riprova: i suoi esponenti ritengono che, ad esempio, gli uomini della Polizia penitenziaria, a causa delle condizioni di invivibilità delle carceri, rischierebbero quotidianamente di essere denunciati per tortura. Le opposizioni sono insorte. La prima a intervenire è stata Cucchi che, nel 2009, ha perso suo fratello a causa delle torture subite mentre era sottoposto a custodia cautelare. La senatrice, a Open, sottolinea: «È notizia di queste ore quella dei 23 agenti del carcere di Biella sospesi dal servizio perché indagati per reato di tortura di Stato. È sempre notizia di queste ore quella che qualcuno della maggioranza ha deciso che il reato di tortura non serve. Noi siamo molto arrabbiati, ma anche molto determinati: non ci fermeremo, il reato di tortura non si tocca».
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