Scappa dal marito violento con i tre figli, il Comune le toglie la casa: il cortocircuito burocratico nel Veneziano
Dopo aver segnalato più volte le violenze subite dal marito, è fuggita di casa insieme ai suoi tre figli. Una decisione disperata quella di una 38enne di Cavallino Treporti, in provincia di Venezia, che le è costata la perdita definitiva della sua abitazione. Per il Comune veneto «non c’è più possibilità di assegnare un altro alloggio a un nucleo familiare che abbandona, senza autorizzazione, qualunque sia la motivazione personale, l’alloggio assegnato», nemmeno se la motivazione personale sia un reale pericolo per se stessi e per dei bambini. A comunicarlo alla donna è stata una nota ufficiale da parte dell’amministrazione locale dopo la richiesta della 38enne di un nuovo alloggio Ater. «Questo ufficio non ha mai autorizzato la signora ad allontanarsi dall’alloggio», spiega ancora la dirigenza del settore Patrimonio della cittadina del Veneziano. Ma c’è di più, secondo quanto riferito dal Comune, qualora la donna decidesse di vivere altrove, «il partner avrebbe diritto a ottenere il subentro nel contratto di locazione», mentre lei «avrebbe diritto a rientrare nell’abitazione solo in caso di eventuale riconciliazione». A raccontare la storia nel dettaglio l’avvocato difensore della 38enne: «Arrivano a dire alla mia cliente che in futuro potrebbe rientrare nell’alloggio solo facendo la pace con l’uomo che ha minacciato di ucciderla», spiega Matteo D’Angelo al Corriere. ll mese scorso il legale ha inviato una lettera di sollecito a sindaco e servizi sociali nella quale si spiega che «l’abitazione è risultata inadatta alle esigenze abitative della donna e dei suoi tre figli» e che «da oltre un anno l’alloggio è abitato esclusivamente dal compagno, in quanto lei è stata costretta ad allontanarsi a causa dei suoi comportamenti violenti». Di tutta risposta lo scorso 17 marzo la dirigenza dell’Ufficio Patrimonio ha annunciato alla donna «l’avvio del procedimento di decadenza», e cioè l’iter che porterà a toglierle la casa. Ora la 38enne avrà un mese di tempo per presentare «eventuali controdeduzioni», dopodiché il Comune invierà la pratica ad Ater.
«Non ti muovere che ti spacco le gambe»
La storia tra la donna e il compagno, un 42enne di origine marocchina comincia nel 2013. Lei è già madre di un bambino e dalla relazione col nuovo partner nascono altri due figli. La famiglia con una condizione economica precaria è seguita dai servizi sociali e vive in un alloggio Ater assegnato dal Comune di Cavallino-Treporti. La crisi tra i due avviene nel 2021 quando più volte la 38enne è costretta a rifugiarsi in casa dei genitori per evitare le violenze del compagno. Nella denuncia sporta ai carabinieri dalla presunta vittima, l’uomo sarebbe anche solito «abusare di sostanze stupefacenti e bevande alcoliche», e avrebbe più volte minacciato di morte la compagna con messaggi intimidatori come «Ti sgozzo» o «Ti uccido». Una delle aggressioni riportate dalla denuncia è quella dello scorso 15 dicembre, quando la donna è stata aggredita nel parcheggio di un supermercato: «Mi picchiò con un ombrello, prima sulle braccia e poi sulle braccia», ricorda lei, «mi diceva: “Non ti muovere che ti spacco le gambe e la macchina”».
La richiesta di una nuova casa
A seguito delle numerose presunte violenze subite, la 38enne decide di chiedere al Comune una nuova abitazione, più consona anche alle esigenze dei tre figli. Ma l’assegnazione ha finora sempre subìto rinvii. Lo scorso 13 gennaio il questore di Venezia, Maurizio Masciopinto, ha firmato un provvedimento di ammonimento nei confronti del 42enne marocchino in quanto «sussistono particolari ragioni di urgenza correlate alla tipologia delle condotte vessatorie e alla frequenza con cui esse vengono poste in essere che devono essere immediatamente interrotte». Ma questo sembra non aver convinto l’amministrazione locale che ha ora avviato la procedura di decadenza dell’alloggio per la donna e i suoi bambini. Nel frattempo la 38enne si è trasferita a casa dei genitori pur continuando a pagare il canone della casa Ater in cui è rimasto il marito.
«Pronti a una battaglia legale»
Dopo la risposta del Comune il legale della donna si è detto pronto a intraprendere una battaglia legale. «Una situazione kafkiana», ha commentato l’avvocato D’Angelo, «con la mia cliente che, secondo loro, per non perdere la casa doveva aspettare che il Comune l’autorizzasse a fuggire dal compagno violento. Faremo di tutto per impedire che questa ingiustizia si consumi».
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