Addio a Gordon Moore, il visionario fondatore di Intel che aveva previsto l’evoluzione del computer
Il cofondatore di Intel, Gordon Moore, è morto ieri all’età di 94 anni. A darne l’annuncio è la stessa multinazionale del tech, che compiange l’uomo, pioniere dell’industria dei semiconduttori, che nel 1965 aveva predetto l’incremento della potenza dei computer con un enunciato che prese il suo nome: Legge di Moore. «La complessità di un microcircuito, misurata ad esempio tramite il numero di transistor per chip, raddoppia ogni 18 mesi (e quadruplica quindi ogni 3 anni)», aveva predetto il chimico. La previsione si è dimostrata straordinariamente accurata e, con le dovute approssimazioni, è vera tutt’oggi, quando circa l’80% dei computer al mondo monta al proprio interno processori Intel. È anche per questo che Moore è considerato una delle figure più influenti nella storia dell’industria tecnologica, e il suo contributo allo sviluppo di microprocessori e altre tecnologie informatiche continua a plasmare l’innovazione odierna.
La vita di un visionario
Moore – che ha salutato il mondo mentre si trovava nella sua casa alle Hawaii – era nato il 3 gennaio 1929 a San Francisco. Aveva conseguito una laurea in chimica presso l’Università della California Berkeley, prima di completare un dottorato in chimica e fisica presso il California Institute of Technology. Nel 1968, Moore fondò la Intel Corporation assieme al collega Robert Noyce. L’azienda divenne rapidamente un punto di riferimento nello sviluppo di microprocessori e altre tecnologie informatiche. Come amministratore delegato di Intel dal 1975 al 1987, Moore supervisionò la crescita della compagnia che nel tempo si consolidò nel ruolo attuale di leader del settore. L’uomo era anche un filantropo, che con la propria fondazione ha destinato oltre 5 miliardi di dollari a progetti per l’innovazione e la protezione dell’ambiente.
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