La versione di Zaniolo sull’addio alla Roma: «Mi chiamano traditore ma ho dato tutto: mi hanno anche inseguito con l’auto»
«Sono rimasto deluso da quasi tutti» è lapidario nel riferirsi agli ex compagni di squadra l’ex golden boy giallorosso Nicolò Zaniolo, che torna sul suo tribolato addio alla Roma. «Non faccio nomi, ma dicevano che eravamo come fratelli e poi non mi hanno neppure salutato», continua il centrocampista offensivo classe 1999 dallo scorso febbraio in forza al Galatasary e ora nelle mire della Juve per rinforzare il proprio reparto avanzato. Già nelle scorse settimane, Zaniolo aveva fatto sapere di aver ricevuto i saluti solo da Leonardo Spinazzola, Chris Smalling e Tammy Abraham. In un’intervista alla Gazzetta dello Sport, il 23enne ripercorre l’addio che gli è valso l’etichetta di «traditore» tra i tifosi capitolini, e immagina il momento in cui tornerà a giocare insieme agli ex compagni giallorossi che non lo hanno salutato in nazionale. «Forse qualcuno può avere delle difficoltà con me, io non ne ho. Chi ha la coscienza sporca lo sa», ha dichiarato.
Le promesse «non mantenute»
A turbare più di tutto Zaniolo è stato il cambio d’atteggiamento della società e dei tifosi, che sono passati dal considerarlo l’eroe della Conference League, alla causa di tutti i mali. Secondo il calciatore, l’amore della società per lui non sarebbe mai stato autentico: «Potrei parlare ore di promesse non mantenute. Mi dicevano che ero una punta di diamante, invece sono sempre stato considerato solo una plusvalenza», dichiara alla Rosea. «Per due anni mi è stato detto che il nuovo contratto era pronto. A gennaio dell’anno scorso avrei firmato a poco più di quello che guadagnavo, perché a Roma stavo bene e sapevo che c’erano problemi col Financial Fair Play. Dopo tante chiacchiere mi sono stufato», ha aggiunto lapidario.
I tifosi mi hanno inseguito in macchina
Il punto di rottura era arrivato quando, dopo aver chiesto la cessione, Zaniolo aveva rifiutato l’offerta in Premier League propostagli da Trigoria. Sulla quale non ha deciso a cuor leggero. «È una cosa che mi è dispiaciuta tantissimo. Roma mi ha dato tutto – ha raccontato alla Gazzetta – grazie alla Roma ho vinto e ho esordito in Nazionale, mio figlio è nato lì. Essere definito in quel modo (traditore, ndr) è stata una brutta batosta». Poi specifica: «In realtà non c’erano solo Bournemouth e Galatasaray, ma per non avere accettato gli inglesi sono stato messo fuori e i tifosi se la sono presa con me. Alcuni mi hanno inseguito con la macchina, altri sono venuti sotto casa. Io e la mia famiglia ci siamo spaventati anche perché ci siamo sentiti soli. Era gente arrabbiata, con cui non si poteva parlare. In quei giorni ho spento anche il cellulare perché arrivavano pure brutti messaggi». Ad ogni modo, il trequartista è convinto che le cose andranno per il meglio: «La verità verrà fuori. Le dico solo che mi sono sempre allenato, anche se non con gli altri. Le cose si rimettono a posto. Dove c’è odio c’è anche amore», conclude.