Bologna, la confessione di Alessandro Leon dopo due anni di silenzio: «Ho ucciso io il mio patrigno, avvelenando la sua pasta»
Nitrito di sodio nelle penne al salmone: in questa maniera Alessandro Leon Asoli ha ucciso il patrigno Loreno Grimandi e ha provato a uccidere anche la madre, Monica Marchioni, il 15 aprile 2021, nella loro casa di Ceretolo a Casalecchio di Reno. A confessarlo è stato lui stesso, per la prima volta, nel corso del processo di appello. Il ventunenne è difeso dall’avvocato Davide Bicocchi, subentrato per il processo di secondo grado. Nelle dichiarazioni davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Bologna il giovane ha inoltre porto le sue scuse, annunciando di aver deciso di confessare dopo un percorso psicologico in carcere. In primo grado è stato condannato a 30 anni. Si discute anche l’appello della Procura, che aveva chiesto la pena dell’ergastolo e l’isolamento diurno per sei mesi, con l’aggravante dei motivi abietti (ossessione del denaro) e la revoca delle attenuanti generiche. «Oggi voglio dire la verità. Sono stato io ad aver fatto quello di cui mi accusano. Mi dispiace parlare solo ora, non l’ho fatto prima perché avevo paura. Voglio assumermi le mie responsabilità e chiedere scusa alle persone a cui ho fatto del male. Spero che mia madre possa perdonarmi e di poter avere una seconda possibilità», ha dichiarato Asoli. Come ricostruisce Fanpage, la donna si salvò per aver mangiato solo una minima parte del pasto avvelenato, ma fu poi aggredita dal figlio che tentò di soffocarla dopo aver provato a farle bere dell’acqua contaminata.
Foto copertina: FANPAGE
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