Statali, gli aumenti per i manager pubblici: fino a 390 euro lordi in più al mese
Dopo il rinnovo dei contratti dei lavoratori pubblici è il momento dei dirigenti statali. C’è una bozza di accordo presentata dal presidente dell’Aran Antonio Naddeo ai sindacati, di cui parla oggi Il Messaggero. Nel prossimo incontro dopo Pasqua si pensa di poter chiudere tutto. Ma sul piatto c’è anche il pagamento degli arretrati. Che nel caso della Pubblica Amministrazione sono molto consistenti. Anche perché vanno dal 2019 al 2021. Gli incrementi arrivano fino a 390 euro in più lordi al mese: questa è la cifra proposta ai dirigenti dell’Enac. Poi ci sono i 340 euro per i dirigenti di prima fascia dei ministeri. E i 195 per quelli di seconda fascia. «La trattativa si può concludere in tempi brevi», sostiene Naddeo. Ma su alcuni punti i nodi non sono ancora sciolti. Come sullo smart working. Il cui utilizzo per i dirigenti desta perplessità tra i sindacati.
Gli aumenti tabellari e di posizione
Per i dirigenti di prima fascia si prospettano aumenti tabellari e di posizione. Nel primo caso si prevede un incremento di 100 euro lordi per 13 mensilità per il 2019, di 130 euro per il 2020 e di 170 euro a partire dal gennaio 2021. Per la posizione invece l’incremento lordo è di 95 euro lorde mensili per il 2019 e di 170 dal 2020. Se il contratto fosse firmato ad aprile, calcola il quotidiano, in media sarebbero maturati arretrati per 15 mila euro lordi. Ma per alcuni dirigenti gli aumenti potrebbero far sfondare il tetto di 240 mila euro di retribuzione massima. Il governo Draghi l’aveva aumentato per il 2021. Ma la norma non dice nulla sugli arretrati. In ogni caso la maggior parte dei manager pubblici si trova nella seconda fascia. E quindi il problema del tetto non c’è. Proseguono anche le trattative per il rinnovo del contratto dei medici. Il prossimo tavolo tra sindacati e Aran si terrà il 28 marzo.
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