Artem Uss, la ricostruzione della fuga: le auto cambiate più volte e l’allerta (ignorata) degli Usa
L’imprenditore russo Artem Uss, in fuga dal 22 marzo da Bosco Vione di Basiglio, sarebbe riuscito a lasciare l’Italia cambiando la macchina più volte. È quanto emerge dalla ricostruzione degli investigatori del Ros, i quali hanno tra le mani anche le riprese delle telecamere di sorveglianza in cui si vede una delle auto in questione. Alla guida c’era un suo presunto complice. Gli inquirenti non escludono che possa esserci stato anche un intervento dei servizi segreti russi, ma per ora resta solo un’ipotesi. Si tratta di una fuga – secondo gli inquirenti – architettata a tavolino in modo chirurgico. Diversi i complici che l’avrebbero aiutato «con ruoli e compiti ben precisi». Ieri c’è stata una riunione tra il personale diplomatico statunitense, tra cui il console generale, i magistrati, il procuratore di Milano Marcello Viola e il pm Giovanni Tarzia. Al centro dell’incontro c’è stata ovviamente l’evasione, avvenuta il giorno dopo che la Corte d’Appello milanese aveva dato il via libera all’estradizione richiesta dagli Usa. Oggi, 28 marzo emerge che gli l’intelligence americana aveva già messo in guardia il nostro Paese sul pericolo di fuga, con una lettera dell’ambasciata diretta al ministero della Giustizia italiano.
Gli Stati Uniti ci avevano avvisato
Lo scorso novembre, il dipartimento di Giustizia americano aveva scritto al nostro ministero della Giustizia invitando le autorità italiane a prendere «tutte le misure possibili» per la custodia cautelare nei confronti di Artem Uss, così da poterne garantire la consegna in caso di estradizione. La lettera è datata 29 novembre 2022 e protocollata dalla Corte d’appello di Milano il 19 dicembre. Il dipartimento Usa aveva evidenziato l’urgenza di garantire che Artem non si sottraesse all’eventuale consegna per tutta la durata del procedimento di estradizione, compresa la trattazione di un ricorso alla Corte di Cassazione contro gli stessi domiciliari. Per il dipartimento, infatti, i domiciliari «non garantiscono efficacemente la disponibilità del latitante per un’eventuale consegna». Per dimostrare tutto questo, gli americani avevano anche allegato i nomi di altri sei fuggitivi negli ultimi tre anni. Oltre al fatto che il documento richiamava anche una lettera del pubblico ministero statunitense del 19 ottobre del 2022 in cui si faceva riferimento «all’altissimo rischio di fuga» di Uss.
L’estradizione e la fuga di Artem Uss
L’imprenditore Artem Uss è stato fermato a Milano Malpensa il 17 ottobre, su mandato d’arresto internazionale dell’Autorità giudiziaria di New York. Poi è evaso dagli arresti domiciliari con braccialetto elettronico il 22 marzo, dopo che la Corte d’Appello di Milano il giorno prima aveva concesso l’estradizione verso gli Stati Uniti. I giudici milanesi avevano riconosciuto le accuse contestate di contrabbando di petrolio dal Venezuela verso Cina e Russia con elusione delle sanzioni e di frode bancaria, ma non quelle di contrabbando di tecnologie militari dagli Usa verso la Russia, né quella di riciclaggio.
Leggi anche:
- Artem Uss, dal Cremlino al Parco Sud di Milano: i servizi segreti russi in Italia per aiutare l’imprenditore a scappare
- Artem Uss, cosa sappiamo della fuga da Milano dell’imprenditore russo che ha fatto perdere le tracce prima dell’estradizione negli Usa
- Artem Uss: il manager russo arrestato a Malpensa si oppone all’estradizione negli Usa. Rischia 30 anni di carcere
- Arrestato In Italia il figlio di un oligarca russo su ordine Usa: il traffico di petrolio e armi che sfuggiva alle sanzioni