Pd, inizia la gestione Schlein: Boccia e Braga nuovi capigruppo. Critico Guerini: «È una forzatura del risultato del congresso»
Elly Schlein non ha ceduto: i due capigruppo di Camera e Senato li decide lei. Le frange del partito che non l’hanno sostenuta alle primarie avevano provato a metterla in guardia: uno presidente di gruppo a lei, uno a chi ha appoggiato Stefano Bonaccini. La nuova segretaria, però, ha voluto proseguire senza accettare questo compromesso: «Non rientrava negli accordi», dicono persone a lei vicine, «Bonaccini doveva diventare presidente del Partito democratico e la trattativa si fermava lì». Mentre, per la segreteria, è certo che Schlein inserirà elementi rappresentativi di altre fazioni, per guidare i gruppi parlamentari ha scelto due suoi fedeli sostenitori durante le primarie. A Palazzo Madama, Francesco Boccia prende il posto di Simona Malpezzi. A Montecitorio, Debora Serracchiani sarà sostituita da Chiara Braga. Nel corso della riunione con i senatori, la prima della mattinata del 28 marzo, Malpezzi ha fatto percepire di non aver gradito le modalità del passaggio di consegne: «Dico con franchezza e nella trasparenza che comprendo la necessità della segretaria di fare delle scelte, ma avrei preferito che la discussione avvenisse prima tra di noi che sui giornali. È fondamentale garantire autonomia e libero spazio di discussione all’interno del gruppo. Dobbiamo tutelare questi spazi di autonomia».
Tuttavia, la decisione è ormai presa. «Grazie a Malpezzi per aver portato avanti egregiamente il gruppo parlamentare, un gruppo che è stato reattivo sui temi importanti anche in questi mesi, dopo la sconfitta elettorale, in cui la destra ci ha impegnato a opporci con responsabilità e determinazione alle sue scelte sbagliate», ha esordito Schlein, nel suo discorso ai senatori che precede il voto di Boccia. «Stiamo lavorando a un assetto complessivo ed equilibrato, rispettoso del pluralismo e dell’esito delle primarie. Per questa ragione ci stiamo sentendo spesso in queste ore anche con Bonaccini. Entro pochi giorni ho intenzione di chiudere gli assetti e tornare a costruire insieme alla nostra comunità democratica proposte politiche alternative alle destre e a parlare dei temi che riguardano la vita delle persone». Poi, l’annuncio: «Tanti potrebbero essere i candidati e le candidate alla presidenza del gruppo qui al Senato. Ci sono molte persone valide e in grado di svolgere questo ruolo in maniera adeguata. La mia proposta al gruppo parlamentare, per la sua solidità, capacità politica ed esperienza, è Boccia». Il senatore, coordinatore della mozione Schlein alle primarie, è stato eletto per acclamazione capogruppo del Pd al Senato, intorno alle 12.30.
Madia: «Chi ha perso le primarie resti fuori dalla segreteria»
Il tempo della discussione porta a posticipare il confronto, analogo, tra la segretaria e i deputati. Malpezzi, prima di lasciare la guida del gruppo, ha voluto sottolineare: «La segretaria Schlein ci ha chiesto la fiducia necessaria per lavorare tutti insieme. Condivido e aggiungo che questa fiducia deve essere reciproca perché non ci conosciamo ancora e dobbiamo darci il tempo. Serve la volontà di conoscersi e riconoscersi nelle differenze che sono la nostra ricchezza». Intanto, da Montecitorio, si è fatta sentire attraverso un’intervista a Repubblica Marianna Madia: «Penso che Braga sia una persona seria, competente, capace e se si candida la voterò», ha detto la deputata che, alle primarie, ha sostenuto Bonaccini. «In un grande partito plurale qual è il Pd non c’è nulla di male che esista una maggioranza e una minoranza – ha aggiunto – negli ultimi anni a furia di fare cogestione, spartendo fino all’ultimo strapuntino col bilancino delle correnti abbiamo azzoppato tutti i segretari. Il mito dell’unità basato su un finto unanimismo è quello che ci ha fatto perdere, va assolutamente sfatato. La dialettica interna non è mai controcanto. Chi come me starà in minoranza dovrà aiutare chi guida, con trasparenza e lealtà, ad articolare proposte su temi politici complessi, favorendo la migliore sintesi fra culture, sensibilità e storie diverse. Schlein ha vinto il congresso e sta esercitando la leadership con una vitalità che fa bene al Pd, come dimostrano l’aumento degli iscritti e la crescita nei sondaggi. Per questo penso che tocchi a lei decidere la segreteria e che chi ha perso debba restarne fuori».
Schlein arriva alla Camera, Braga sostituisce Serracchiani
«Grazie a Serracchiani per dedizione e spirito di servizio alla comunità democratica. Ha retto, insieme a Malpezzi e Letta, un peso enorme dopo la sconfitta elettorale e lo ha fatto nel migliore dei modi presiedendo ottimamente il gruppo alla Camera dei deputati». Il ringraziamento di Schlein non ha lasciato spazio a dubbi: come al Senato, le sue parole, pronunciate appena è iniziato l’incontro con i deputati, sono suonate come una deposizione della presidente del gruppo Pd. Accolta da un lungo applauso, la capogruppo uscente ha esordito così: «Quello di oggi è un passaggio importante e delicato. Nei mesi alle nostre spalle, dopo la sconfitta politica che ci ha fatto lavorare in un contesto di debolezza, l’azione in parlamento ha fatto da faro. L’autonomia dei gruppi va tutelata e salvaguardata sempre anche perché rende più forte il partito». Poi, la deputata ha attaccato il centrodestra: «Maggioranza e governo sono in difficoltà sui temi economici e sociali. Non ne vogliono parlare e per questo tirano dentro le questioni dei diritti, dei bambini, delle madri detenute, dei migranti: queste questioni sono parte della nostra identità e dobbiamo andare avanti in queste battaglie senza dimenticare la centralità dei temi economico sociali». Poco prima delle 15, Braga è stata eletta capogruppo del Pd a Montecitorio.
Guerini critica Schlein: «Ha fatto forzature nell’interpretazione dei risultati del congresso»
Il leader della corrente interna al Pd Base riformista, presidente del Copasir ed ex ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, durante il dibattito al Senato, ha criticato la decisione di Schlein di far nominare due capigruppo della sua area: «Il congresso ha avuto un esito complesso che va interpretato con intelligenza, senza dannose semplificazioni. Sicuramente ci sono potenzialità innovative importanti, ma anche limiti che vanno approfonditi. La complessità richiede condivisione se si vuole andare a una prospettiva unitaria e quindi, formulando un mio giudizio di verità per non essere omissivo nel dibattito, ritengo che questo passaggio abbia avuto elementi di forzatura politica sia nell’interpretazione del risultato congressuale che nel rapporto con l’autonomia dei gruppi parlamentari. Colgo però la volontà della segretaria di ricercare la condivisione allargando la riflessione anche al tema della gestione del partito e quindi, anche per quel senso di disciplina e responsabilità che deve caratterizzare la nostra comunità politica, prendo atto della sua proposta odierna. Per realizzare quell’unità che ci è richiesta e vogliamo praticare».
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