Usa, 600mila dollari per combattere il «marxismo culturale»: le donazioni anonime raccolte dalla moglie del giudice della Corte Suprema
La moglie del giudice della Corte Suprema Clarence Thomas ha raccolto quasi 600mila dollari in donazioni anonime per ingaggiare una battaglia culturale contro la sinistra e promuovere i valori conservatori negli Stati Uniti. In una lunga inchiesta, il Washington Post ha ricostruito la nascita del gruppo di pressione, le istanze portate avanti, i potenziali punti di conflitto di interesse con il ruolo del marito e come abbia fatto a schermare le attività e l’identità dei donatori. Virginia Thomas, detta Ginni, ha 66 anni ed è un avvocato, oltre che un’attivista conservatrice. Proprio il suo coinvolgimento politico è spesso stato al centro delle critiche, almeno da quando suo marito Clarence Thomas – che a luglio ha sostenuto in un documento ufficiale che i vaccini contro Covid-19 sono fabbricati usando «feti abortiti» -, è stato nominato dal presidente Bush senior giudice della Corte Suprema del 1991. Per garantire il ruolo super partes dei giudici infatti, di solito i partner non fanno attivismo né prendono posizioni politiche. Nel 2009 ad esempio fondò Liberty Central, una non profit conservatrice con l’obiettivo di opporsi alla tirannia di sinistra del presidente Obama e proteggere i principi fondamentali della nazione. Poi fu costretta a fare un passo indietro ma continuò a fare attivismo, Dieci anni più tardi ha quindi raccolto 596mila dollari che, attraverso un think tank di destra di Washington, ha fatto convogliare sul gruppo Crowdsourcers for Culture and Liberty grazie a un accordo di «patrocinio fiscale» che permette di mantenere l’anonimato dei donatori. La battaglia è sempre la stessa: combattere l’erosione dei pilastri del Paese provocata dal «marxismo culturale» diffuso dai Democratici.
Possibile conflitto di interessi
Al centro dell’inchiesta c’è un possibile conflitto di interesse tra l’attività di Ginni Thomas e di suo marito. Nel 2019 alcuni gruppi industriali hanno portato in tribunale lo stato dell’Oregon per un regolamento sulla produzione e il trasporto dei combustibili. La diatriba finì davanti alla Corte Suprema e in audizione andò proprio il gruppo sostenuto e finanziato da Ginni Thomas, per difendere la posizione degli industrial. La Corte ha poi rifiutato di esaminare il caso, ma non sappiamo come ha votato Clarence Thomas. Come sottolinea il quotidiano americano, tutti i giudici federali, compresi i nove della Corte Suprema, «sono tenuti a rinunciare a un caso in determinate circostanze, incluso quando loro o i loro coniugi hanno un interesse economico con una delle parte davanti al tribunale, o quando potrebbe essere messa in discussione l’imparzialità del giudizio». Ma poiché la Corte Suprema si trova in cima al sistema giurisdizionale, non esiste un tribunale superiore che valuta le decisioni di ricusazione di ciascun giudice.
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