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Liceo Carducci, il preside «disgustato» dalla ricostruzione del collettivo: «Ma quali umiliazioni, non siamo in Corea del Nord»

29 Marzo 2023 - 21:25 Redazione
Andrea Di Mario, dirigente del Carducci di Milano, replica al collettivo studentesco che stigmatizzava come "umilianti" le sanzioni comminate agli studenti rei di aver rappresentato Meloni e Valditara a testa in giù

Andrea Di Mario, il preside del liceo Carducci di Milano, si è detto «disgustato» dal comunicato del collettivo studentesco che stigmatizzava le sanzioni comminate agli studenti rei di aver appeso uno striscione contro la premier Giorgia Meloni e il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, rappresentati a testa in giù. «Non dico nulla, sono disgustato e non intendo rispondere ad accuse anonime. Perché di fatto si tratta di questo, visto che il volantino è firmato solo dal collettivo», afferma il preside, parlando con l’Ansa. Il riferimento è al collettivo del Carducci “Mille Papaveri Rossi” secondo il quale gli studenti puniti con la sospensione e con lavori utili sarebbero stati “anche “umiliati”. Accuse che Di Mario smentisce fermamente. «Sono state scritte falsità – ha proseguito -, l’idea dei ragazzi umiliati pubblicamente non sta né in cielo né in terra. Non ci sono state umiliazioni, non siamo in una scuola della Corea del Nord. Di fronte a questa montagna di bugie io voglio mantenere il mio stile».

La versione (rimossa) del collettivo

Nel frattempo, il testo distribuito in forma di volantino a scuola dagli studenti del collettivo è stato rimosso dalle storie di Instagram della relativa pagina. Il testo della nota, tra le altre cose, raccontava: «Il 24 marzo alcuni studenti dovevano dipingere di bianco i muri paralleli alla sede dell’istituto, coprendo scritte e disegni accumulati negli anni. La vernice, però, non era abbastanza opaca, dunque si è trattato di un lavoro sostanzialmente poco utile». E aggiungeva: «I docenti di passaggio si sono messi a fare commenti in modo derisorio e hanno assecondato i passanti che, invece, insultavano apertamente i responsabili. Ciò viene definito senza mezzi termini un clima di umiliazione».

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