Francia, manifestanti in coma dopo gli scontri a Sainte-Soline con la polizia: le famiglie denunciano per tentato omicidio. Indaga il Difensore dei diritti
Risultano ancora in coma i manifestanti francesi gravemente feriti lo scorso sabato, 25 marzo, durante i violenti scontri con le forze dell’ordine nella protesta contro la costruzione di un mega bacino idrico a Sainte-Soline. Considerata «la gravità delle ferite riportate» da Michael e Serge, rispettivamente di 34 e 32 anni, ora a intervenire è il Difensore dei diritti francese, l’organo indipendente incaricato di vegliare sul rispetto dei principi fondamentali della République. Mentre le famiglie dei due giovani, attualmente in prognosi riservata, hanno sporto denuncia per «tentato omicidio», l’inchiesta del Difensore dei Diritti punta a determinare «le circostanze in cui sono state causate queste ferite e le condizioni in cui le persone ferite sono state soccorse», come ha spiegato lo stesso organismo indipendente di Parigi. Sabato scorso, a protestare contro la costruzione del mega-bacino idrico a Sainte-Soline, secondo quanto riporta la polizia c’erano tra i 6mila e gli 8mila manifestanti. Erano 30mila invece, secondo gli organizzatori. Poche ore fa è stato lo stesso presidente francese Emmanuel Macron a puntare il dito contro «le migliaia di persone venute semplicemente a fare la guerra», definendo «inaccettabili» i violenti scontri di sabato, accaduti durante la sua visita nelle Alpi per presentare il suo nuovo piano di gestione dell’acqua. La Lega dei diritti umani (Ldh) francese da parte sua ha denunciato «un uso immoderato» della forza contro i manifestanti. Gli organizzatori hanno conteggiato 200 feriti a Saint-Soline, di cui almeno uno ha perso un occhio oltre ai due manifestanti in coma. La denuncia di Ldh parla anche di «numerosi ostacoli posti dalle forze dell’ordine agli interventi di soccorso». E ancora: «Il Samu (Pronto Soccorso) ha indicato di non poter intervenire per soccorrere un ferito in stato di urgenza vitale, in quanto il comando aveva dato ordine di non farlo». Una vicenda su cui adesso anche il Difensore dei Diritti ora vuole vederci più chiaro.
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