Plusvalenze, diritti di riacquisto e carta Dybala: le nuove carte in mano ai pm contro la Juventus
L’inchiesta della Guardia di Finanza di Torino sulle plusvalenze della Juventus si arricchisce di nuove carte. Nel fascicolo è arrivato il deposito degli interrogatori di Paulo Dybala e del suo avvocato Luca Ferrari. Ma soprattutto, fa sapere oggi Il Fatto Quotidiano, i pm hanno in mano la “carta Dybala“. Ovvero la prova dei pagamenti di stipendi dilazionati e non annullati. Nell’interrogatorio l’attuale giocatore della As Roma ha detto che ad aprile 2023 la Juve ha l’ultima chance per pagare. Poi il suo avvocato scriverà ai bianconeri per avere i 3,8 milioni di euro che la società ancora gli deve. Ma c’è di più. Ferrari, dispensato dal segreto professionale, ha consegnato agli investigatori una chat tra lui e l’attaccante. Nella quale si parla della consegna da parte del manager bianconero Maurizio Lombardo di una carta con la rinuncia allo stipendio e con la reintegrazione.
La pistola fumante
Per la procura la chat è una pistola fumante. Ovvero la prova che la riduzione degli stipendi dei calciatori era fittizia. E illegale, visto che la Juventus è quotata in Borsa. Dybala non si è costituito parte civile nell’udienza preliminare a Torino. Che nel frattempo è stata rinviata al 10 maggio. Ma il suo difensore adesso minaccia una causa di risarcimento. Perché il mancato rinnovo del contratto dopo le promesse (scritte) della dirigenza avrebbe causato al suo assistito un danno economico. Che gli sarebbe costato, tutto considerato, l’enorme cifra di 54 milioni di euro. Che comprende, e qui i giudici avranno di che discutere, il mancato emolumento che gli è derivato dall’aver accettato un contratto con i giallorossi a uno stipendio inferiore rispetto a quello che gli garantivano i bianconeri. C’è da dire che anche Dybala rischia sanzioni: esattamente come per Cristiano Ronaldo, l’aver firmato una scrittura privata non condivisa con la Figc può costargli una squalifica.
La recompra sotto accusa
C’è anche un altro filone. Che riguarda il sistema di recompra dei calciatori venduti. La Juventus ha sottoscritto contratti di acquisto di calciatori che le hanno consentito plusvalenze nei documenti ufficiali. Poi, secondo l’accusa, si sarebbe accordata con le stesse società con cui ha concordato gli acquisti per ricomprare i giocatori a un prezzo fissato. Ma senza comunicarlo nei documenti ufficiali. Il club così faceva figurare guadagni artefatti o a scadenza. Il caso principale è quello di Rolando Mandragora. Ceduto all’Udinese per 20 milioni ma con un accordo di riacquisto per 26. Dai contatti con i revisori di Ernst & Young che hanno segnalato l’incongruenza si evince, secondo la procura, «che gli effettivi impegni assunti dal club per l’obbligo di acquisizione di Mandragora, nonché le relative intese modificative dell’importo di “recompra”, sarebbero state di fatto a conoscenza di più uffici e dirigenti della società, ma, al contempo, sarebbero stati occultati nei confronti della società di revisione».
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