Donald Trump incriminato, cosa succede adesso: «Vogliono la guerra? Diamogliela»
Nelle ore in cui viene diffusa la notizia della sua incriminazione nel caso Stormy Daniels l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump è nella sua residenza a Mar-a-Lago. L’entourage non si aspettava il verdetto se non a fine aprile. Lui prima che uscisse la notizia aveva condiviso sul suo social network Truth il pezzo di un editorialista di destra intitolato «I democratici vogliono incriminare e arrestare il presidente Trump. Vogliono una guerra? Diamogliela». E ora che succede dopo l’incriminazione di The Donald? Il New York Times spiega che il voto di ieri pomeriggio è il prodotto di un’indagini durata quasi cinque anni sul silenzio pagato alla pornostar. Le accuse avranno un’influenza sulla candidatura alla presidenza del 2024. Oltre a segnarlo per sempre come primo ex presidente degli Stati Uniti a dover fronteggiare accuse penali.
Stormy Daniels «faccia da cavallo»
L’atto di accusa, depositato sotto sigillo dall’ufficio del procuratore distrettuale di Manhattan, sarà molto probabilmente annunciato nei prossimi giorni. A quel punto, i pubblici ministeri che lavorano per il procuratore distrettuale Alvin Bragg chiederanno a Trump di fronteggiare l’accusa. Le contestazioni specifiche per ora rimangono sconosciute. Ma sotto la lente dell’accusa c’è un pagamento in denaro segreto e una serie di falsi documenti creati da una società che risponde a Trump. La tesi dell’accusa è basata su un teorema legale che deve essere ancora validato dai giudici. Che potrebbero respingere o circostanziare le accuse. In questi anni Trump ha parlato spesso del caso (l’ultima volta durante la presentazione della sua candidatura del 2024) negando le accuse e sostenendo che i procuratori si siano mossi su input dei democratici. Ha anche definito in maniera offensiva «faccia da cavallo» l’attrice al centro del caso, sostenendo che non gli è mai piaciuta.
Un arresto senza precedenti
Quello di un ex commander in chief sarebbe un arresto senza precedenti. E già c’è il dibattito sul mostrarlo ammanettato o meno. Si pensa di fare un’eccezione nei suoi confronti in virtù del suo status di ex presidente. Dopo che sarà comparso davanti alla Corte è probabile che Trump venga rilasciato perché l’atto non conterrà accuse che riguardano reati con l’uso di violenza. Secondo la legge di New York in questi casi non possono chiedere la libertà su cauzione. In ogni caso anche una condanna non impedirebbe al tycoon di candidarsi. Ma apre una breccia nella “fortuna giudiziale” del presidente, che per anni ha evitato ogni accusa penale nonostante controlli, denunce e indagini. Creando attorno a sé un’aura di invincibilità legale che ora comincia a scricchiolare. È evidente che il tycoon intende usare le accuse come parte di una strategia per fomentare la base elettorale.
Le altre accuse
Oltre al caso Daniels in Georgia e a livello federale si indaga sulle mosse di Trump relative alla sconfitta elettorale del 2020. In Georgia l’accusa si trova alle fasi finali della sua inchiesta sui tentativi di ribaltare l’esito del voto nello Stato. Il rapporto finale del gran giurì è ancora riservato, ma secondo indiscrezioni sono state raccomandate incriminazioni nei confronti di almeno dieci persone. Poi c’è l’inchiesta sugli asset gonfiati. Le autorità di New York accusano Trump di aver mentito a banche e assicurazioni gonfiando il valore dei suoi asset di miliardi di dollari, chiedendo indennizzi per 250 milioni di dollari. E puntano a vietare ai Trump – l’ex presidente e i tre figli Donald Jr, Eric e Ivanka – la guida di qualsiasi azienda in città. Nella vicenda delle carte presidenziali ritrovate a Mar-a-Lago il Dipartimento di Giustizia ha nominato il procuratore speciale Jack Smith per condurre l’indagine penale su come Trump ha gestito i documenti classificati una volta uscito dalla Casa Bianca.
Capitol Hill
Rischia l’accusa di ostruzione della giustizia. Infine, ci sono le inchieste su Capitol Hill: la commissione di indagine sull’assalto al Congresso ha concluso che Trump e i suoi hanno partecipato a un piano per capovolgere le elezioni del 2020. Il procuratore speciale Smith sta conducendo la sua indagine sui presunti tentativi di Trump di cambiare l’esito del voto. Trump ha rotto il silenzio solo dopo alcune ore: «La mia incriminazione è una persecuzione politica e un’ingerenza nelle elezioni». Aggiungendo che «questa caccia alle streghe si ritorcerà contro Joe Biden». «Da quando sono sceso dalla scala mobile dorata della Trump Tower e prima che prestassi giuramento come vostro presidente degli Stati Uniti, i democratici della sinistra radicale – nemici degli uomini e delle donne che lavorano sodo in questo Paese – sono stati impegnati in una caccia alle streghe per distruggere il movimento Make America Great Again», ha esordito.
La dichiarazione
Citando poi le presunte persecuzioni politiche subite: «La bufala dell’impeachment parte 1, la bufala dell’impeachment parte 2, il raid illegale e incostituzionale di Mar-a-Lago e ora questo». E ancora: «I democratici hanno mentito, imbrogliato e rubato nella loro ossessione di cercare di prendere Trump, ma ora hanno fatto l’impensabile: incriminare una persona completamente innocente in un atto di palese interferenza elettorale. Mai prima nella storia della nostra nazione è stato fatto questo. I democratici hanno imbrogliato innumerevoli volte nel corso dei decenni, ma armare il nostro sistema giudiziario per punire un avversario politico, che guarda caso è un ex presidente degli Stati Uniti e di gran lunga il principale candidato repubblicano alla presidenza, non è mai successo, mai».
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