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Chi è la ministra francese Marlène Schiappa, la prima politica a finire in copertina su «Playboy»

L'esponente del governo ha deciso di concedere alla rivista un'intervista basata «principalmente sulla libertà delle donne ma anche sul femminismo, la politica e la letteratura»

Una donna posa in modo provocante, avvolta da un drappo con i colori della bandiera francese. È la protagonista di una delle quattro foto che occuperanno per intero le pagine del numero della rivista Playboy che uscirà il prossimo 8 aprile. La notizia ha fatto sussultare i frequentatori dei palazzi del potere a Parigi perché la donna che si è concessa all’obiettivo, mentre tra le strade continuano ad esplodere tensioni e violenze contro la riforma delle pensioni, non è una tradizionale modella. Ma il Segretario di Stato con delega all’Economia Sociale e Solidale, Marlène Schiappa. La quale ha deciso di aprirsi con il magazine fondato da Hugh Hefner, in un’intervista basata «principalmente sulla libertà delle donne ma anche sul femminismo, la politica e la letteratura». Ben dodici pagine, in cui saranno discussi diversi temi: dalla violenza sulle donne e intrafamiliare, all’economia solidale, passando per ecologia e riscaldamento globale. «Marlène Schiappa è l’unica ministra in grado di rispondere alle domande di una rivista come Playboy, è anche la prima politica a occuparsene», si vanta chi le sta intorno, secondo quanto riporta Le Parisien. E la ragione di ciò è da rintracciare nella sua personalità al di fuori degli schemi.

Chi è Marlène Schiappa

A differenza della maggioranza dei politici francesi formati all’Ena, la scuola nazionale d’amministrazione, Schiappa proviene dalla società civile. Nata a Parigi nel 1982, figlia di uno storico e di una vicepreside, è cresciuta in una tenuta comunale multirazziale a nord della capitale francese. Le sue stesse origini sono miste: nelle sue vene scorre sangue corso e italiano (i suoi nonni erano di Bergamo). Ha studiato geografia alla Sorbona per un anno, ma poi ha conseguito la laurea in comunicazione all’Università di Grenoble. Il suo impegno politico si è dimostrato tanto costante quanto precoce: già nel 2001, si presenta in una lista associativa durante le elezioni municipali di Parigi. Successivamente, oltre a lavorare alcuni anni per l’agenzia pubblicitaria Euro RSCG, alimenta la sua passione per la scrittura, dedicandosi alla stesura di articoli per svariati giornali e blog. Ha partorito anche interi volumi: saggi sulla conciliazione tra famiglia e lavoro, ma anche un libro biografico sull’amore tra la bisnonna e un diplomatico italiano, e alcuni romanzi erotici firmati sotto pseudonimo. L’anno che segna un punto di svolta è il 2008, quando il nome di Schiappa inizia ad essere noto grazie alla creazione del suo blog Maman travaille. Una sorta di forum per mamme lavoratrici, che avrà così tanto successo da trasformarsi successivamente in un’associazione per rilanciare diverse proposte sull’uguaglianza tra uomini e donne e sul miglioramento dell’equilibrio tra vita professionale e privata. 

La scalata al potere

L’impegno per la parità di genere sarà uno dei tratti distintivi del suo impegno politico, che parallelamente continua a dare frutti: nel 2014, viene nominata vicesindaco per l’uguaglianza a Le Mans (città nella quale, nel frattempo, si è trasferita). Attraversa dunque tre governi: nel 2017, con Edouard Phillipe, viene nominata Segretario di Stato incaricato della parità tra donne e uomini. Nel corso del mandato, fa parlare la norma da lei promossa (l’omonima «legge Schiappa»), volta a punire le molestie di strada e quelle informatiche, oltre ad ampliare a definizione di stupro negli articoli 222-23 del codice penale nazionale. Era il 2018, lo stesso anno in cui fa parlare la sua decisione di donare ciocche di capelli ad un’associazione che produce parrucche per donne malate di cancro. La stessa chioma che, insieme ad altre caratteristiche estetiche, scatenò i commenti dei media al momento della sua elezione. E la sua conseguente indignazione: «Quando ho letto i primi ritratti che parlavano di me, sono rimasta di stucco. Si cominciava con i miei lunghi capelli, il trucco, i vestiti: delle donne si guarda prima il fisico, poi la vita privata e solo dopo la competenza». Decise quindi di passare allo chignon, «per essere presa sul serio».

Tre anni dopo, nel luglio 2020, viene nominata Ministro Delegato per la Cittadinanza, insieme a Gérald Darmanin, nel nuovo governo di Jean Castex. A distanza di due anni, sotto il governo di Elisabeth Borne, arriva il ruolo che tutt’oggi riveste, quello di Segretario di Stato responsabile dell’Economia Sociale e Solidale e della Vita Associativa. In questi panni (metaforicamente), ha deciso di posare per Playboy: le indiscrezioni parlano di esponenti politici su tutte le furie. Nonostante l’ufficio del ministro ha puntualizzato che Marlène è «vestita e indossa un lungo abito bianco» in tutte le foto, le testate locali riportano alcuni spezzoni di conversazione. «Non importa il vestito, è inammissibile!», avrebbe sbuffato un consigliere ministeriale. Quest’ultimo teme che la sua scelta danneggi l’immagine del governo, nel bel mezzo della crisi sociale in corso.

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