Cosa si sono detti Giorgia Meloni e Sergio Mattarella al Quirinale: «Basta polemiche sul Pnrr, bisogna lavorare»
Un’ora e mezzo di colloquio. Come al solito, «disteso e collaborativo». Ma tanto lungo da costringere la premier Giorgia Meloni a rinunciare al viaggio annunciato in Friuli Venezia Giulia. E le indiscrezioni che invece parlano di un Sergio Mattarella piuttosto deciso nello spiegare alla presidenza del Consiglio che i ritardi del Pnrr ci sono. E che non si possono imputare al governo precedente, ovvero quello di Mario Draghi. Meglio quindi riporre l’obiettivo polemico dell’Unione Europea che mette i bastoni tra le ruote all’attuale esecutivo. Ed evitare di parlare di progetti «irrealizzabili», come ha fatto il ministro Raffaele Fitto. Dopo le reprimende pubbliche, è arrivato quindi il momento dei colloqui privati. E anche delle difese d’ufficio, come la telefonata tra l’ex premier e Meloni.
La guerra del Recovery Plan
L’appuntamento con Mattarella era in agenda, assicurano dallo staff della premier. Un incontro che in altre circostanze è rimasto al riparo dalle cronache. Ma che cade in un momento intenso per il governo, che a breve deve chiudere la partita delle nomine e che in questi ultimi giorni ha visto lo scontro ruvido, poi rientrato, con l’Anac per le soglie degli appalti, e l’attacco da parte delle opposizioni per «lo scudo penale» su alcuni reati fiscali (nessun condono, replica secca la premier, «questo governo non li fa») e per i ritardi sul Pnrr. Meloni ha fatto una illustrazione puntuale al capo dello Stato sullo stato del negoziato con la Ue sul Recovery Plan. Che il governo vuole modificare – la sua tesi – per risolvere le criticità emerse in questi mesi ed evitare di non raggiungere tutti gli obiettivi. Nell’intervento video che ha regalato agli elettori al posto del viaggio in Friuli è tornata però a sottolineare che il piano «non l’abbiamo fatto noi».
Il colloquio
«Potete criticare, avere il vostro punto di vista, ma prima dovete mettervi nelle condizioni di poter trattare», è invece il virgolettato attribuito a Mattarella dal Fatto Quotidiano. Che dimostra come per il Quirinale sia necessario prima di tutto conseguire l’obiettivo. Poi ci sarà spazio per le polemiche politiche. E su una «irrealizzabilità» che tocca i cantieri ma non le iniziative legislative, secondo quanto ha sostenuto lo stesso centrodestra. D’altro canto che sia difficile riuscire a impegnare tutti i soldi in poco tempo è un’opinione comune anche tra le imprese. «Guardi che tutti sapevano che quei 200 miliardi da spendere erano fuori portata per l’Italia. Lo sapevano fin dall’inizio Conte, lo stesso Draghi e Gentiloni. Ciò non toglie che sia stato giusto cercare di portare a casa più risorse possibile E che si tratti di una sfida senza precedenti davanti alla quale non dobbiamo arrenderci, ma trovare una soluzione», ha detto l’ad dell’impresa edile Pizzarotti Franco Luzzatto.
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