Elezioni Friuli-Venezia Giulia, il Carroccio vola senza il nome di Salvini nel simbolo: exploit della “Lega – Fedriga presidente”
La premessa è d’obbligo: le tornate regionali seguono altre dinamiche rispetto alle elezioni nazionali. Se così non fosse, dovremmo parlare di collasso di Giorgia Meloni, il cui partito – dal 25 settembre 2022 ad oggi – è passato dal 31,3% al 18,12%. Però, il confronto dei risultati può essere foriero di un trend. E allora la consultazione in Friuli-Venezia Giulia rivela che la Lega è in salute, come avevano mostrato i voti, a febbraio, nel Lazio e in Lombardia. Dopo lo scossone delle politiche, il partito di Matteo Salvini ha mostrato segnali di ripresa sui territori, accompagnando a essere rieletti, con buoni riscontri nelle urne, i governatori Attilio Fontana e Massimiliano Fedriga. Proprio in Lombardia, dove il dissenso nei confronti del segretario aveva iniziato a serpeggiare sfociando nella formazione del cosiddetto Comitato Nord, la Lega, il 13 febbraio, si è attestata sul 16,5%, a cui va aggiunto il 6,2% della lista Fontana. Ben oltre il 13% dei consensi ottenuti alle politiche nella Regione genitrice del soggetto politico bossiano. Un mese e mezzo più tardi, in Friuli-Venezia Giulia, il centrodestra doppia il centrosinistra e il Carroccio conferma l’andamento: più mesi passano, più le percentuali dello scorso settembre si allontanano sull’orizzonte.
Tuttavia, un altro elemento potrebbe aiutare a inquadrare cosa è successo in Friuli-Venezia Giulia. La lista della Lega, a differenza di quanto accaduto in Lombardia – dove era Fratelli d’Italia a essere il partito più suffragato -, chiude la tornata al primo posto. Il 19% dei voti va al tondino bianco e blu con l’Alberto da Giussano. Ma qui il partito ha scelto di seguire un’altra strategia grafica rispetto ai cugini del Nord-Ovest. In Friuli-Venezia Giulia, dal simbolo della Lega è scomparso il nome del segretario. Niente «Salvini per Fontana». Al posto del segretario, sempre in tinta gialla e bianca su sfondo blu, campeggia la scritta «Fedriga presidente». E il Carroccio vola: alle scorse politiche, la lista, nei territori del Friuli e in quelli della Venezia Giulia, aveva raccolto il 10,9% dei consensi. A distanza di sei mesi non solo raddoppia, sfiorando il 20%, ma lo fa “dividendo” anche il bacino elettorale con la terza lista della tornata, quella personale di Fedriga, arrivata al 17,6%. Fratelli d’Italia non va oltre il 18,2%.
Il Partito democratico, nella Regione, è il quarto partito per numero di voti: 16,7%. Non c’è traccia del tanto atteso “effetto Elly Schlein“: la soglia del successo, per molti Dem, era stata individuata intorno al 20% anche perché, alle scorse politiche, il Pd qui ha raccolto il 18,4% e, nelle regionali di cinque anni prima, il 18,1%. Peggio in entrambi i casi. La fortuna del Nazareno è che, in queste elezioni, i suoi alleati del Movimento 5 stelle hanno subito una débâcle senza precedenti, che calamita i riflettori. Mai così male in Friuli-Venezia Giulia: con il 2,5% dei consensi, se il partito di Giuseppe Conte non si fosse coalizzato, non avrebbe nemmeno superato la soglia di sbarramento per le liste, fissata al 4%. Nel 2018, i grillini avevano ottenuto il 7,06% dei voti. Nel 2013, il 13,75%. Cambiando la tipologia di tornata e guardando alle più recenti elezioni nazionali, il M5s su scala regionale aveva dalla sua il 7,2% delle schede. Se Conte piange, Carlo Calenda non ride. Il leader di Azione ha l’onestà di ammetterlo subito: «Risultato deludente». Il suo Terzo polo, che in questa tornata ha corso inglobando nomi e simbolo di +Europa – in uno schema che probabilmente si ripeterà alle Europee del 2024 -, non va oltre il 2,8% delle preferenze. Alle scorse politiche, il Friuli-Venezia Giulia aveva accordato alla creatura di Calenda e Matteo Renzi l’8,7% dei consensi.