Pino Insegno sulle voci del futuro in Rai: «Tra un po’ divento Ct della Nazionale e poi al Quirinale. Ma mi piacerebbe tornare in Tv»
«Dicono di tutto su di me, ora divento nuovo ct della Nazionale, la prossima settimana prendo il posto di Mattarella». Ironizza così Pino Insegno sulle tante voci che lo ritraggono come il prossimo “asso pigliatutto” della Rai. Nel mirino delle chiacchiere sul presentatore e attore c’è il rapporto d’amicizia con la premier Giorgia Meloni e un possibile futuro nei programmi della tv di Stato. «Certo che mi piacerebbe tornare in Rai», dice Insegno a chi glielo chiede, pur glissando sulle ipotetiche proposte di cui si parla da giorni. Tutto è cominciato dalla partecipazione dell’attore romano, prime delle ultime elezioni politiche, a un comizio di Fratelli d’Italia a Piazza del Popolo, a Roma, dove in qualità di conduttore dell’evento, Insegno introdusse con grande calore sul palco proprio l’attuale presidente del Consiglio. Da allora le voci che lo vedono come il futuro Amadeus della Rai si rincorrono senza sosta. Il doppiatore, testimonial della 14esima edizione del Festival Internazionale della Cinematografia Sociale “Tulipani di Seta Nera”, ha deciso durante l’evento di presentazione di rompere il silenzio su tutto il vociare che lo ha riguardato nelle ultime settimane. Tra i temi affrontati anche quello della diversità.
«Vorrei che diventasse parte del nostro quotidiano», spiega Insegno, ricordando come spesso i temi sociali abbiano troppo poco spazio sui media. «Penso anche a The Voice for Purpose, un progetto di cui faccio parte, che permetterà di donare grazie all’intelligenza artificiale la propria voce alle persone affette da Sclerosi laterale amiotrofica (Sla) per restituire loro la possibilità di comunicare con una voce artificiale, che non sembri più metallica ma abbia un’espressività umana…. un traguardo importantissimo». A margine della conferenza Insegno ha riposto ai giornalisti accenna anche sullo sciopero dei doppiatori: «L’abbiamo fatto perché siamo fermi al 2008 come contratto. Noi siamo stati i primi a doppiare al mondo nel 1926, e lo abbiamo insegnato agli altri. Si doppia in tutto il mondo e la qualità del doppiaggio, dipende dal valore della traduzione, dell’adattamento e dalla bravura di chi lo interpreta», ha spiegato. E ancora: «Basta con le polemiche di chi preferisce l’originale, anche perché con le piattaforme, dove puoi scegliere tra moltissime lingue, non hanno più senso».