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ChatGPT, anche il Canada apre un’istruttoria per la gestione dei dati. E in Europa potrebbe prodursi un effetto domino

Il garante per la privacy canadese segue l'esempio italiano: «Dobbiamo stare al passo con i progressi della tecnologia»

L’Italia non è più l’unico Paese ad aver aperto un’indagine su ChatGPT, il modello di linguaggio generativo basato su intelligenza artificiale. Il 4 aprile, il Garante per la privacy federale del Canada ha annunciato l’avvio di un’istruttoria a carico di OpenAi, la start-up americana che ha sviluppato e gestisce il chatbot. Con lo stop del Garante della privacy arrivato lo scorso 31 marzo, l’Italia era diventato il primo Paese al mondo a contestare il mancato consenso all’uso di dati personali per l’addestramento dell’intelligenza artificiale di ChatGPT. Una mossa che potrebbe scatenare un effetto domino. L’indagine annunciata ieri dalle autorità canadesi ha un obiettivo ben preciso: fare chiarezza sulla raccolta, l’utilizzo e la divulgazione di informazioni personali senza consenso. «Dobbiamo stare al passo con i rapidi progressi tecnologici e questa è una delle mie principali aree di interesse», precisa il commissario canadese per la privacy Philippe Dufresne. Questa sera, i vertici di OpenAi e del Garante italiano si incontreranno in videoconferenza per trovare una soluzione al blocco della piattaforma in Italia. La società americana, fa sapere piazza Venezia con una nota, si è detta disponibile «a collaborare immediatamente con l’Autorità al fine di rispettare la disciplina privacy europea e giungere a una soluzione condivisa».

Effetto domino?

Nel frattempo, si moltiplicano le resistenze di governi e autorità statali contro la gestione dei dati da parte di ChatGPT. Secondo Reuters, Germania, Francia e Irlanda avrebbero già contattato il Garante italiano per saperne di più sul divieto imposto la scorsa settimana e per valutare se aprire a loro volta un’indagine a carico di OpenAi. Dopo lo stop dell’Italia, la Beuc (European Consumer Organization) ha chiesto a tutte le autorità statali per la privacy di approfondire le modalità di gestione dei dati da parte della piattaforma. «I consumatori non sono pronti per questa tecnologia. Non si rendono conto di quanto possa essere manipolatoria e ingannevole», ha detto Ursula Pachl, vice direttrice Beuc. Più cauto il commento della vice presidente della Commissione europea Margrethe Vestager. «Qualunque tecnologia utilizziamo, dobbiamo continuare a garantire le nostre libertà e proteggere i nostri diritti. È per questo che non regoliamo le tecnologie di intelligenza artificiale, ma gli usi che se ne possono fare», ha precisato Vestager all’indomani del blocco di ChatGPT in Italia.

Credits foto di copertina: EPA/WU HAO

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