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La disinformazione sulla carne «sintetica» (che in realtà è «coltivata»)

05 Aprile 2023 - 12:34 Juanne Pili
Il provvedimento del Governo non ha senso, soprattutto a livello comunitario. Sul lato scientifico, non ci sono prove che sia dannosa

Circola un volantino di Coldiretti, associazione che nell’interesse dei suoi tesserati appoggia il Ddl contro il «cibo sintetico», con un elenco di affermazioni prive di fondamento. Il provvedimento del Consiglio dei Ministri, che vieta la produzione e vendita di «cibi sintetici» come le carni prodotte in laboratorio da cellule animali, è unico nel suo genere in Europa. Questo perché la carne coltivata dovrebbe prima essere approvata dagli enti competenti dell’Unione europea, come succede per tutti i nuovi prodotti che arrivano nel continente, i quali devono superare le consuete verifiche di sicurezza, cosa che stiamo ancora aspettando, come ha spiegato a Open Luigi De Nardo, fondatore del corso di laurea magistrale in Food Engineering del Politecnico di Milano, e come conferma il chimico e divulgatore Dario Bressanini su Instagram. Di fatto, il provvedimento non ha alcun senso in quanto la commercializzazione non è consentita nell’Unione europea e verrà meno se verrà autorizzata in quanto violerebbe il principio della libera circolazione delle merci. Bisogna chiarire anche riguardo il termine scorretto che viene utilizzato: si parla infatti di carne coltivata, non di sintesi.

Per chi ha fretta:

  • Chiamarla carne «sintetica» è un errore in quanto non c’è una sintesi. Si tratta di carne «coltivata».
  • La commercializzazione della carne coltivata non è consentita nell’Unione Europea, pertanto il provvedimento del Governo non ha senso, dato che non vieta nulla che non sia già vietato al momento.
  • Inoltre, se l’Unione europea autorizzerà la commercializzazione, il provvedimento verrebbe meno in quanto violerebbe il principio della libera circolazioni delle merci nell’UE.
  • Secondo Coldiretti, la produzione di carne coltivata in laboratorio sarebbe dannosa per l’ambiente, rischiosa per la salute umana e favorirebbe il monopolio degli interessi di pochi. Tali argomenti sono privi di fondamento scientifico. 
  • Coldiretti utilizza il simbolo del nucleare accanto alla definizione di «bioreattore», che in realtà sono usati comunemente nell’industria alimentare.

Analisi

Le ragioni del “No” al cibo sintetico in favore di quello «naturale» secondo Coldiretti sarebbero le seguenti:

  • È prodotto in un bioreattore da cellule impazzite.
  • È dannoso per l’ambiente: consuma più energia e inquina di più.
  • È rischioso per la salute umana.
  • Limita la libertà dei consumatori e omologa le scelte sul cibo.
  • Favorisce gli interessi di pochi che vogliono monopolizzare l’offerta di cibo nel mondo.
  • Spezza lo straordinario legame che unisce cibo e natura.

Da notare il titolo: «Coldiretti propone una legge che vieta produzione, uso e commercializzazione del cibo sintetico in Italia», che implica un divieto potenzialmente in conflitto con la nostra adesione all’Unione europea. Qualora Bruxelles dovesse approvare la carne coltivata infatti, noi non potremmo vietarne il commercio, ma – come succede purtroppo già coi cosiddetti Ogm -, potremmo solo tagliare le gambe alla nostra industria vietandone la produzione mettendoci nella condizione di importarla dagli altri.

È prodotto in un bioreattore da cellule impazzite?

Avevamo spiegato il principio di produzione in precedenti articoli (per esempio qui, e qui). Le cellule muscolari possono essere prelevate da una mucca senza doverla mandare al macello, e poi coltivate in un bioreattore per produrre dei tessuti filiformi. Con 20.000 di questi tessuti si può ottenere un hamburger, che biologicamente non differisce dalla carne macellata.

Facciamo notare che nel volantino il termine «bioreattore» è affiancato al simbolo del nucleare, oltre a immagini che suscitano paura nei confronti della chimicha, che però è parte integrante della biologia e della natura. Tutto questo potrebbe dare un’immagine fuorviante, perché fa leva sulla chemofobia, anziché basarsi su fatti accertati. Ecco quanto spiegato dal biotecnologo industriale Stefano Bertacchi a Query:

Un bioreattore è, banalmente, un contenitore in cui avvengono reazioni guidate da cellule o parti di esse, come enzimi proteici. Nel caso delle cellule, essenzialmente, è il luogo in cui diamo loro del cibo (spesso in forma di zuccheri) per farle crescere o produrre molecole che ci interessano. Come avviene, ad esempio, nel caso della trasformazione dell’uva in vino da parte dei lieviti. [Parlare di «cellule impazzite», ndr] non ha molto senso, perché anzi il bioreattore è il luogo ideale per tenerle sotto controllo, con una specie di Grande Fratello con i sensori al posto delle telecamere, a cui si aggiungono numerose analisi fatte sulle cellule prelevate come campione. […] Nell’industria alimentare tutti i prodotti fermentati hanno a che fare con un bioreattore. Anche la botte per fare il vino e la bottiglia in cui avviene la seconda fermentazione dello champagne lo sono. […] I bioreattori non hanno assolutamente nulla a che vedere con l’industria nucleare.

Consuma più energia e inquina di più?

Sono proprio gli allevamenti bovini ad avere un impatto non irrilevante nel cambiamento climatico. A onor del vero la situazione in Italia è più moderata, ma il problema persiste a livello globale, come confermato anche dalla Fao (Food and Agricolture Organization). Secondo i dati raccolti dalla European Environment Agency (Agenzia europea dell’ambiente), l’aumento del consumo di alimenti di origine animale preoccupa i ricercatori a causa delle pressioni ambientali che ne derivano. Infatti, la domanda globale di carne e prodotti lattiero-caseari dovrebbe crescere rispettivamente del 73% e del 58% nel periodo 2010-2050. A questo si aggiunge la crescita della popolazione mondiale e della classe media globale. Globalmente l’allevamento è responsabile di una quota significativa delle pressioni ambientali e delle emissioni di gas che causano l’effetto serra e il problema del cambiamento climatico. Le filiere del bestiame sono responsabili di emissioni pari a 7.1 gigatonnellate di CO2 all’anno, ovvero il 14.5% di tutte le emissioni di gas serra antropogeniche. I bovini, allevati sia per la carne che per il latte, sono responsabili di circa il 65% di queste emissioni e circa il 44% delle emissioni del bestiame sono sotto forma di metano.

È rischioso per la salute umana?

Non è chiaro sulla base di quali studi scientifici venga affermato che la carne coltivata sia rischiosa per la salute, per esempio più di quella rossa e degli insaccati che proporzionalmente dovrebbero essere più vicini al concetto di “contatto con la natura”. Per altro producendo il cibo in laboratorio è possibile evitare l’utilizzo massiccio di antibiotici e ormoni, inoltre si può fare in modo che contenga meno grassi saturi e colesterolo rispetto alla carne “tradizionale”. Non provenendo dagli allevamenti, il rischio di contaminazione da parte di patogeni viene notevolmente ridotto. Ad ogni modo, come già accennato, anche la carne coltivata dovrà dimostrare di non essere dannosa per la salute, superando tutte le verifiche necessarie per l’approvazione in Europa e nello specifico dall’Efsa, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare. Come avviene con qualsiasi alimento infine, sarà sempre importante che i produttori seguano le norme igiene e di sicurezza alimentare, cosa che nella preparazione e consumo di carne coltivata è meno complesso da fare.

Aggiornamento 14 aprile 2023

Riportiamo le contestazioni di Coldiretti:

La multinazionale Facebook censura la campagna per la raccolta di firme a sostegno della conversione del disegno di legge per fermare i cibi sintetici in assenza di adeguate garanzie dal punto di vista della sicurezza alimentare ed ambientale. E’ quanto denuncia la Coldiretti nel sottolineare che è stato rimosso dal social piu’ diffuso nel mondo il post con il manifesto informativo realizzato per far conoscere le ragioni della raccolta di firme.

In base al programma di Fact-checking indipendente di Meta: «I fact-checker non rimuovono contenuti, account né Pagine dalle nostre app. Meta rimuove i contenuti che violano gli Standard della community, che prescindono dal nostro programma di fact-checking». Di fatto, il contenuto contestato risulta tutt’oggi pubblico su diversi profili e pagine Facebook con la seguente dicitura e con la possibilità di venire comunque condiviso. Riportiamo uno screenshot di esempio (archiviato qui):

Prosegue Coldiretti:

Secondo il fast checking di Facebook – denuncia la Coldiretti – il manifesto disinformerebbe poiché definisce i cibi ottenuti in laboratorio come sintetici mentre si tratterebbe di “carne coltivata”. In realtà il rapporto appena pubblicato dalla Fao e dall’Organizzazione Mondiale evidenzia che il termine “cibi sintetici” è utilizzato in ambito accademico oltre che dai media anche se la definizione considerata più chiara dalle due autorità mondiali è quella di “cibo a base cellulare”, preferibile rispetto al termine “coltivato” utilizzato invece dalle industrie produttrici ma ritenuto fuorviante. Peraltro nel Rapporto pubblicato si ritiene anche discutibile usare per questi prodotti i termini carne, pollo o pesce.

C’è il rischio oggettivo di ingannare i cittadini poiché in realtà quella ottenuta in laboratorio secondo la Coldiretti non è carne e non è coltivata. Secondo l’enciclopedia Treccani – riferisce la Coldiretti – per carne si intende “la parte muscolare del corpo dell’animale” e di conseguenza senza animale non c’è carne mentre il significato di coltivare è “curare un terreno, una pianta con il lavoro, la concimazione e gli altri mezzi opportuna renderli capaci di far frutto”. Niente di tutto questo si realizza in laboratorio o nel bioreattore utilizzato.

La presunzione di voler modificare addirittura il vocabolario – continua la Coldiretti – è una misura degli interessi che si nascondono dietro un business di pochi sul quale hanno investito tra gli altri Peter Thiel (co-fondatore di PayPal) a Marc Andreessen (fondatore di Netscape), da Jerry Yang (co-fondatore di Yahoo!) a Vinod Khosla (Sun Microsystems).

Il fact-checking non si limita al termine utilizzato per definire il prodotto contestato, come dimostrato nel nostro articolo e nella sintesi «Per chi ha fretta». Coldiretti cita un recente report della FAO, quello intitolato “Food safety aspects of cell-based food“, dove a pagina 7 vengono indicate le terminologie in ambito di ricerca:

The scientific community uses a wide variety of terminologies (Table 1). However, no studies have been performed to analyze the preferred modifier terminologies among scientists and, therefore, a consensus on accepted terminologies does not exist. Based on the scientific articles (N1 =144) collected from the literature search on this topic for the period 2013–2022, the most used terms are “cultured” (N=43) and “cell-based” (N=27), followed by “in vitro” (N=17), “artificial” (N=11) and “cellular”(N=10), while other modifier terms appear to be less commonly used (Figure 1).

Secondo quanto afferma il documento della FAO, la comunità scientifica utilizza varie terminologie dove quella «sintetica» risulta molto poco utilizzata. A pagina 9 troviamo il capitolo “Impact of the terminologies” dove si evidenzia come certi termini possano suggerire indirettamente concetti vaghi e confusi o positivi.

Come possiamo ben notare, il più utilizzato in ambito scientifico è “cultured” (sinonimo di “cultivated“), lo stesso utilizzato per la coltura delle cellule fetali (come la linea cellulare WI-38 del 1963) utilizzate per la produzione dei vaccini (qui il nostro approfondimento).

Coldiretti riporta Treccani a sostegno del suo comunicato. Ecco cosa leggiamo in merito a “Sintetico“:

4. In biologia, teoria s. dell’evoluzione, denominazione della formulazione definitiva del neodarwinismo (v. questa voce). 5. In chimica, di sostanza ottenuta per sintesi, non proveniente dall’elaborazione di organismi animali o vegetali (talora sinon. di artificiale): gomma s., resine s.; materiali s., ecc. Fibre s., in senso lato, tutte quelle preparate dall’uomo e, in senso più stretto, solo quelle ottenute con processi di polimerizzazione o di policondensazione di sostanze semplici, provenienti da materie prime quali frazioni petrolifere, gas naturale, carbon fossile, mentre si dicono artificiali quelle ottenute dalla trasformazione di prodotti polimerici naturali (cellulosa, proteine, ecc.). Analogam., pietre s., pietre preziose ottenute per sintesi in laboratorio.

Prosegue il comunicato di Coldiretti:

Un contributo alla chiarezza viene dal documento Fao/Oms “Aspetti della sicurezza alimentare del cibo a base cellulare” che individua ben 53 rischi potenziali, dalle allergie al tumore, che è stato pubblicato dopo la presentazione in Italia del disegno di legge sulla produzione, la commercializzazione e l’uso di cibo artificiale che dovrà ora essere discusso e poi approvato dal Parlamento.

Un percorso istituzionale trasparente a seguito della raccolta da parte della Coldiretti di mezzo milione di firme di cittadini, oltre 2mila comuni che hanno deliberato spesso all’unanimità, tutte le regioni di ogni colore politico e di esponenti di ogni schieramento che hanno sostenuto la proposta in modo bipartisan. Una mobilitazione che – conclude la Coldiretti – ha il merito di aver acceso i riflettori su un business in mano a pochi ricchi e influenti nel mondo e fino ad ora tenuto nascosto ma che può cambiare la vita delle persone e l’ambiente che ci circonda, con la positiva apertura di una discussione nel Paese e in Parlamento che rappresenta la casa della democrazia.

I rischi potenziali esistono per diversi prodotti alimentari, non solo per quanto riguarda la carne coltivata, basti ricordare il parere di marzo 2023 dell’EFSA (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) in merito ai composti che possono formarsi negli alimenti come salumi, pesce, cacao, birra e bevande alcoliche durante la loro preparazione e lavorazione. Il primo elenco dei rischi indicato dal report della FAO, quello intitolato “Potential hazards during cell-sourcing” a pagina 77, indica le problematiche dovute alla “sorgente” dal quale viene prelevato il campione cellulare da coltivare. I problemi della “sorgente”, ossia dell’animale in allevamento, riguardano i medicinali usati e gli eventuali agenti patogeni (batteri, virus, funghi, parassiti), indicando le potenziali misure per risolvere questi problemi.

Nelle conclusioni del report, a pagina 118, non c’è alcuna bocciatura alla carne coltivata, suggerendo alle autorità competenti per la sicurezza alimentare di condividere le loro esperienze per integrare dati e conoscenze necessarie per la valutazione:

Hazard identification is only the first step of the formal risk assessment process. In order to conduct a proper risk assessment for cell-based food, it is essential to collect a sufficient amount of scientific data/information that is required for exposure assessment and risk characterization. . To this aim, food safety competent authorities may wish to collaborate with other food safety competent authorities in the region or trade partner countries to share the experience so that the data and insights required for safety assessment of cell-based food can be complemented.

L’assenza di una bocciatura è presente sempre nelle conclusioni, dove si evidenziano i problemi dell’attuale produzione classica e delle possibilità che si possono ottenere con la carne coltivata:

Animal-based meat production has evolved over thousands of years to meet the demand for safe and affordable sources of protein. Global production and consumption of products with animal proteins continues to increase with the demand being driven by population growth, economics and urbanization. With a rapidly rising global population, it is important to carefully assess if cell-based foods would help to provide healthy, nutritious, and sustainable food for future generations, while at the same time reducing environmental impacts by, e.g. using significantly less land and water, emitting fewer greenhouse gases, reducing agriculture-related pollution, improving farm animal welfare and reducing the risk of zoonotic diseases that can spread from animals to humans.

Conclusioni

Il Ddl del Consiglio dei ministri che vorrebbe vietare la produzione e vendita di «cibi sintetici» come le carni prodotte in laboratorio da cellule animali ha trovato il sostegno di Coldiretti, che ne riassume le “ragioni” in un volantino dove risulta mancante un fondamento scientifico. L’organizzazione si riferisce in particolare alla carne coltivata: le cellule muscolari prelevate da un animale possono essere coltivate in un bioreattore per produrre tessuti che non differiscono sostanzialmente dalla carne macellata. Inoltre, il divieto proposto potrebbe entrare in conflitto con la normativa europea, impedendo l’importazione di carne coltivata dagli altri Paesi dell’Unione.

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