Gli economisti Boeri e Perotti: «Ecco i cinque motivi per rinunciare al Pnrr»
In un editoriale pubblicato oggi su Repubblica gli economisti Tito Boeri e Roberto Perotti elencano i cinque errori della politica italiana sul Recovery Plan. Puntando il dito in massima parte contro il governo Meloni. Secondo Boeri e Perotti i cinque errori diventano cinque motivi per rinunciare ai fondi a debito del Pnrr. Il primo è che il piano «è nato nel modo sbagliato», perché si è voluto portare a casa più soldi possibile per porsi solo successivamente il problema di spenderli. «Nessun paese, e tantomeno l’Italia, è in grado di spendere così poco in tanto tempo».
La capacità di spesa, la fretta e le priorità sbagliate
Gli altri due motivi riguardano invece la capacità di spesa e le priorità sbagliate. Anche con il nuovo Codice degli Appalti, dicono gli economisti, non si è affrontato il problema delle troppe stazioni appaltanti. E molti comuni non sono in grado di gestire gare d’appalto e lavori. In più i concorsi pubblici stanno fallendo. Ma l’errore più grave è stato quello di spendere per le priorità, ma di seguire «l’ideologia dominante» di Bruxelles. Nel senso che più che avere 40 miliardi per la digitalizzazione della pubblica amministrazione sarebbe stato meglio chiedere, per esempio, quei fondi per le periferie. Poi c’è la fretta. Che è sempre cattiva consigliera. E in questo caso la si vede in azione sugli stadi di Firenze e Venezia. Sarebbe stato più utile un programma capillare di micro-impianti sportivi ben gestiti e ben manutenuti. Ma così non è andata.
La trasparenza, il monitoraggio, il controllo
Secondo gli autori non è vero che rinunciando ai fondi presi a prestito l’Italia farebbe una pessima figura: «Prendere atto della realtà è uno dei marchi dei veri statisti. Nessun Paese, neanche i meglio amministrati, potrebbe gestire utilmente ed efficientemente un tale fiume di denaro in così poco tempo. Non ha senso prendere a prestito per spendere in progetti con scarso valore per la società: anche questa sarebbe una dimostrazione di intelligenza, non di fallimento o di mancanza di capacità progettuale». Ma secondo Boeri e Perotti non è neanche vero che Bruxelles non lo permetterebbe. «Si tratta di una decisione politica, le regole si cambiano, se c’è un motivo convincente. Non lo è certo l’idea del ministro Fitto di spostare progetti dal Pnrr ad altri fondi statali o ai classici programmi europei (cofinanziati dall’Italia) per guadagnare a tempo. Vorrebbe dire sostituire un debito europeo a tasso quasi zero con debito italiano a tassi molto più alti».
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