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Giallo di Polesine, la storia del gioco finito in tragedia: così il figlio di 8 anni ha sparato per sbaglio alla madre

polesine rkia hannaoui morte giallo figlio
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Il ragazzino si sarebbe appropriato dell'arma insieme al fratello dodicenne

«Non è possibile, la nostra vita è finita». I primi commenti del marito di Rkia Hannaoui, la 31enne mortalmente colpita da un proiettile nella propria abitazione di Ariano Polesine (Rovigo), non possono che esprimere incredulità e disperazione. Perché dietro la tragica scomparsa della donna si celava un’altra indigeribile verità: a sparare il colpo era stato il figlio più piccolo della coppia, di appena otto anni. Il bambino, secondo quanto racconta Repubblica, ha custodito il segreto per sette giorni con il fratello dodicenne, salvo poi crollare in un pianto quando i carabinieri sono arrivati a casa con l’esito dello Stub, il tampone in grado di rilevare le microparticelle di polvere da sparo. I due hanno in seguito condotto gli investigatori alla pistola, che era stata parzialmente sepolta dal terriccio smosso dell’orto.

La dinamica

La loro abitazione infatti si staglia nella campagna veneta, dove loro padre, Lebdaoui Asmaoui, lavora raccogliendo gli ortaggi di stagione mentre la madre si prendeva cura della casa e del giardino, accudendo anche le galline che si muovono libere. E dove sorge anche il capanno degli attrezzi di Giacomo Stella, l’anziano proprietario della loro casa, che i bambini chiamavano «nonno». E che in quel capanno, secondo Repubblica, teneva quattro fucili appoggiati in un angolo, insieme a una pistola. Armamentario regolarmente registrato e non insolito per gli abitanti del posto, zona di cacciatori. Ma che ha incuriosito i ragazzini spingendoli a entrare e ad appropriarsi dell’arma più piccola e gestibile, con l’intento di giocare. Sebbene Stella, che adesso dovrà rispondere della mancata custodia delle armi, al Corriere della Sera ha dichiarato: «La pistola era in sicurezza in camera mia, nel comodino. Era lì ma poi io non ho più guardato». Rkia era appena rientrata in casa quando i figli l’hanno raggiunta. Lì, in cucina, è partito il colpo che ha raggiunto la sua tempia sinistra.

L’incredulità

Lebdaoui Asmaoui, nonostante le evidenze, continua a mostrarsi incredulo: «Non è possibile che sia stato mio figlio, mia moglie è morta per un incidente». Inizialmente aveva riportato il più tollerabile resoconto dei ragazzini: la madre che all’improvviso si accascia a terra per un malore, forse dovuto al digiuno per il Ramadan, e sbatte la nuca sul fornello della cucina. Una versione antecedente all’autopsia, che ha confermato la presenza del proiettile calibro 22. Adesso l’uomo, insieme ai due figli, si è rifugiato a casa di suo fratello. Per la procuratrice della Repubblica Manuela Fasolato, «l’omicidio è da ritenersi, allo stato, di natura colposa, frutto di condotta accidentale». Vista l’età, il piccolo non può essere perseguibile: ora il fascicolo passa nelle mani della Procura per i minorenni di Venezia.

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