La successione, l’Opa, la speculazione: perché le azioni Mediaset salgono con il ricovero di Silvio Berlusconi
Una corsa continua durante il ricovero di Silvio Berlusconi. Ieri in Borsa la giornata è stata caratterizzata dai rialzi delle azioni del gruppo Mediaset. Le azioni Media for Europe (ex Mediaset) di categoria A han no guadagnato il 3,51%, le Mfe di categoria B il 4,54%. In rialzo contenuto (+0,7%) anche l’altra quotata del settore editoriale in portafoglio a Fininvest, Mondadori. Debole invece come tutto il comparto bancario Banca Mediolanum (-0,7%) in cui la holding della famiglia Berlusconi detiene il 30% circa. Cosa sta succedendo? Piazza Affari scommette sulla successione. Ovvero pensa che il ricovero dell’ex Cavaliere acceleri in qualche modo le decisioni dei figli sulle casseforti di famiglia. Come notano alcuni gestori, c’è un motivo per cui sono state le azioni Mfe ad aver registrato la performance migliore. Il rally sarebbe da imputare a un «appeal speculativo» dei titoli.
L’ipotesi di vendita di Mfe
Secondo il quotidiano economico Mf il mercato non esclude che la famiglia possa considerare anche un’ ipotesi di vendita di Mfe nel caso dovesse venire a mancare l’ex premier. Si tratta di un’ipotesi ad oggi remota. Che però ha risvegliato il mercato. E il dettaglio lo si nota dalla crescita diversa dei due tipi di azioni di Mfe. Che sono collegate ai diritti di voto in assemblea. Quelle di tipo A, che garantiscono un diritto di voto per ciascun titolo, sono cresciute meno di quelle di tipo B, che ne garantiscono dieci. Al momento il flottante di Mfe ammonta al 25,4%. Alla media company Vivendi fa invece capo il 4,5%. Il gruppo francese controlla anche un’altra quota tramite Simon Fiduciaria, che nel complesso detiene il 18,7% di Mfe. Attualmente ai vertici dell’erede di Mediaset c’è Pier Silvio Berlusconi, primo figlio maschio dell’ex Cavaliere. La figlia considerata “prediletta” Marina invece siede nel board ed è amministratrice delegata di Fininvest e Mondadori.
La proprietà delle azioni
La Stampa spiega oggi che con i problemi di salute di Berlusconi si riaprono gli scenari sull’assetto di controllo. Un cambio al vertice del quale, va sottolineato, in questo momento non c’è nessun segnale. La cassaforte Mfe, dopo il trasferimento della sede in Olanda e le prospettive di fusione con Mediaset España, che dovrebbe giungere a compimento tra l’estate e l’autunno 2023, ha attualmente il 48,7% dei diritti di voto in assemblea. Quindi il controllo è praticamente blindato. Una scalata al titolo è da escludere, così come un’Offerta Pubblica di Acquisto ostile. Più probabile invece l’Opa amichevole, che però andrebbe effettuata dopo aver raggiunto un accordo con la famiglia. E in questi casi il problema è sempre uno: il prezzo. Il mercato guarda sempre in questi casi al secondo socio. E quindi il finanziere bretone Vincent Bolloré, capo di Vivendi.
La scalata
Nella sua scalata all’allora Mediaset Bolloré arrivò a detenere il 29,9% dei diritti di voto. Il successivo contenzioso durò due anni. Poi arrivò un accordo: un primo 5% l’ha riacquistato Fininvest. Il resto della quota dovrebbe essere dismesso entro il 2026. Un eventuale nuovo interesse dovrebbe quindi necessariamente passare per un’intesa con l’attuale proprietà. Un’altra prospettiva di scalata potrebbe invece provenire dalla Germania. Dove Mfe detiene attualmente il 29,9% di ProsiebenSat 1. Qui però è stata la volontà di crescita del gruppo a scontrarsi con un deciso ostruzionismo. La società tra l’altro non ha ancora approvato il bilancio perché sono state riscontrate irregolarità in due controllate.
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