La fuga nostalgica dell’anziana dalla Rsa, ritrovata nell’hotel delle vacanze da bambina: «Stufa di minestrine e urla di notte»
«Qui è solo minestrine, mele lesse e gente che grida di notte invocando la madre». Non ne voleva proprio sapere Ines – nome di fantasia – di rimanere in quella casa di riposo. L’anziana ospite di 81 anni è scappata da una Rsa di Faenza, in provincia di Ravenna, è salita su un treno e ha raggiunto la riviera romagnola. A raccontare la storia è il quotidiano Corriere di Romagna, che ha ricostruito la dinamica della fuga. Ines, per anni al lavoro in un’azienda della zona, ha preparato il piano nei minimi dettagli. Dopo essere sfuggita ai controlli del personale sanitario, ha preso un treno per Rimini. Una volta arrivata a destinazione, ha cambiato il convoglio per raggiungere l’Hotel Flora di Bellaria Igea Marina, dove trascorreva le sue vacanze da giovane. I titolari dell’albergo l’hanno riconosciuta, sono scesi a salutarla ma l’hanno anche informata che l’hotel era chiuso. A quel punto, Ines non si è persa d’animo: si è rifocillata in un bar e ha chiesto aiuto alla vicina parrocchia. Ed è lì che ha raccontato tutto il suo malessere per le giornate trascorse nella casa di riposo. «Le Rsa sono luoghi che ti succhiano la vita o quel che ne resta. Gli altri hanno deciso per me e scappare è stata l’unica scelta», ha raccontato la donna.
La fine della fuga
Parlando con il parrocco, Ines si è definita sciupata e deperita. Aggettivi che hanno fatto drizzare le orecchie al prete, che in realtà la vedeva pulita e ben curata. Dopo essersi sincerato del fatto che la donna non avesse subito maltrattamenti, il parroco ha chiamato le forze dell’ordine, che hanno provato a convincere Ines a tornare a Faenza. «Dite che sto bene, ma che non tornerò né lì, né in altre strutture. Mi sento nel pieno delle forze», ha detto la donna, che secondo i medici non sarebbe sempre lucida e accuserebbe varie problematiche. Alla fine, Ines è stata condotta in un posto sicuro ed è stata raggiunta dai suoi familiari. Sul ritorno nella Rsa, però, non ha cambiato idea. «Meglio la strada o la morte. Rivoglio la mia libertà».
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