Scontro Meta-Siae, il Ceo di Fimi: «Situazione gravissima, penalizzata l’industria discografica»
«Lo stallo Meta-Siae sta pesantemente penalizzando l’industria discografica». Sono le parole di Enzo Mazza, Ceo della Federazione dell’industria musicale italiana (Fimi), che ha commentato la rottura tra Siae sul rinnovo delle licenze d’uso di brani musicali sulle piattaforme social di casa Zuckerberg. «Il settore sta perdendo migliaia di euro al giorno di monetizzazione. Inoltre il caos creato da Meta con il blocco random anche di repertorio internazionale rende impossibile fare pianificazioni promozionali in Italia», spiega Mazza, secondo il quale si tratta di «una situazione gravissima per l’industria musicale». Il Ceo della Fimi ha inoltre ribadito come la Federazione abbia «accolto con favore il passaggio del provvedimento AGCM che affronta la questione dei contenuti musicali bloccati. Ci auguriamo – continua – che Meta colga la richiesta dell’autorità sul pieno ripristino della disponibilità dei contenuti musicali tutelati da Siae, sulle proprietà di Meta per tutto il periodo necessario alla conclusione delle negoziazioni e comunque per tutta la durata del presente procedimento, applicando eventualmente more tempore il MRA», ovvero il Music Rights Agreement. Il faccia a faccia di ieri – giovedì, 6 aprile – tra Meta e Siae al ministero della Cultura, si è concluso senza alcuna intesa tra le parti. «Ci siamo confrontati a lungo con Meta sulle rispettive posizioni, ma allo stato attuale siamo ancora lontani dalle precise indicazioni formulate ieri dall’AGCM», aveva fatto sapere la Siae al termine dell’incontro durato tre ore. «Abbiamo avuto un lungo confronto e ci sono ancora importanti punti irrisolti», gli aveva, invece, fatto eco un portavoce di Meta. Le trattative, dunque, proseguono, ma sulle piattaforme social gestite dal colosso di Menlo Park continua a essere esclusa buona parte della musica italiana. A creare questa situazione (prolungata) di stallo sembra ci sia soprattutto la decisione di Meta di non fare passi indietro sulla cosiddetta disclosure dei dati, auspicata anche dall’Antitrust.
Foto copertina: ANSA/MILO SCIAKY | Enzo Mazza, presidente FIMI
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