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Venezia, l’idea dell’assessore per finanziare il nuovo stadio: «Niente fondi Ue? Vendiamo il capolavoro di Klimt»

09 Aprile 2023 - 19:34 Redazione
«Già nel 2015 il quadro "La Giuditta" era valutato fino ai 90 milioni di euro, ora varrà ancora di più», ha spiegato Renato Boraso

Nelle scorse settimane la Commissione europea aveva lasciato trasparire tutto il suo scetticismo sulla richiesta di utilizzare i fondi del Pnrr per i progetti dei nuovi stadi di Firenze e Venezia. Risultato: urge trovare altri canali di finanziamento per il nuovo Franchi e per il Bosco dello Sport. Così al Comune di Venezia torna in auge un’idea “bizzarra”: recuperare i fondi necessari mettendo in vendita un capolavoro di Klimt. Una proposta già avanzata nel 2015 proprio sul quadro La Giuditta II e che ora l’assessore di Venezia a Mobilità, infrastrutture e viabilità, Renato Boraso, torna di nuovo a promuovere come possibile strategia per finanziare l’opera. «Se proprio non si troverà una soluzione, una via d’uscita per recuperare le risorse c’è», ha spiegato a La Nuova Venezia, «possiamo vendere La Giuditta di Klimt. Nel 2015 quando l’idea venne al nostro sindaco Luigi Brugnaro, l’opera era valutata tra i 70 e i 90 milioni di euro, adesso varrà sicuramente di più. Proprio la somma di cui c’è bisogno». L’assessore fa riferimento a quei 93,5 milioni di euro necessari a finanziare il “Bosco dello Sport”, un complesso che includerebbe lo stadio e un’arena in un’area verde. Il progetto è attualmente valutato nel complesso in 308 milioni di euro, attraverso anche fondi pubblici. Riguardo all’utilizzo dei fondi del Pnrr Bruxelles non ha ancora formalmente deciso, ma l’orientamento sembra essere quello di stoppare i fondi oltre che per Venezia anche per la riqualificazione dello stadio Artemio Franchi di Firenze. È per questo che Boraso ha rispolverato l’ipotesi già avanzata nel 2015 dal sindaco Brugnaro di vendere delle opere d’arte di proprietà dei Musei Civici, in particolare un Klimt e uno Chagall, per far quadrare i bilanci. Al tempo, a mettersi di traverso, pensò direttamente l’allora sottosegretaria ai Beni culturali, Ilaria Borletti Buitoni.

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