L’audio messaggio di Antonio alla moglie: «Mi ha morso l’orso. Ti amo». Ma l’ha scampata
Un audio messaggio che avrebbe potuto essere l’ultimo. Antonio Rabbia, inseguito nel parco d’Abruzzo da un orso il 21 dicembre scorso mentre provava a scappare ha inviato alla moglie un vocale: «Antenè(lla), aiuto! MI ha morso un orso. Forse me la scampo… Se no, ti amo! Dà un bacio a Mario. Amo tanto a tutti… Sto a scappà». Rabbia quel giorno si trovava a passeggio per un sentiero indicato nel bosco del parco nazionale di Abruzzo insieme al suo cagnolino di nome “Biondo”. Quando all’improvviso ha avvistato a 50 metri un’orsa che si è messa a correre aggredendolo. Antonio è stato ferito al ventre, ed è ruzzolato giù dal pendìo insieme al cagnolino e alla stessa orsa, che però con il suo peso è scesa molto sotto. Stando al suo racconto Antonio ha frenato il suo precipizio afferrando il ramo di un albero caduto, così sia pure ferito si è rimesso in piedi mentre il cagnolino ringhiava verso l’orso che non ha provato a risalire. Antonio alla fine l’ha scampata, riuscendo a fuggire in auto senza il cagnolino che poi è stato ritrovato sano e salvo in due giorni. I guardiaparco però non hanno creduto al suo racconto, evidenziandone alcune contraddizioni e sostenendo che in effetti in quell’area c’era un’orsa con due cuccioli, ma non era mai stata aggressiva verso l’uomo. L’audio testimonierebbe invece la concitazione e la paura di quel giorno. Per altro Rabbia ha fatto causa di risarcimento danni al parco per avere omesso di segnalare la pericolosità di quel sentiero almeno con un cartello e un tribunale in ogni caso vaglierà i fatti di quel giorno. Antonio, sentito dall’agenzia di stampa Agi, che ne ha pubblicato il colloquio sul suo sito Internet, ha voluto esprimere oggi la sua solidarietà ai familiari di Andrea, il runner ucciso da un orso in Trentino: «Spero», si è augurato, «che non ci siano mai più episodi analoghi. Perché la mia paura è che possano ripresentarsi. Io sono stato tacciato di essere un bugiardo, addirittura un truffatore perché in questi casi è più facile denigrare che aprire gli occhi e affrontare un problema che, piaccia o meno, è un grande problema, che oltre che a mettere a repentaglio vite umane, può impedire lo sviluppo turistico di località bellissime. L’orsa che mi ha aggredito aveva fatto la tana fuori dal parco. In un luogo dove non avrebbe dovuto essere e soprattutto dove non c’era alcun avviso di pericolo imminente».
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