Il tesoro nascosto dell’Italia: il litio, il cobalto e le altre “materie prime critiche” ora essenziali per la transizione energetica
Nel sottosuolo italiano ci sono almeno 15 delle 34 materie prime critiche necessarie per la transizione energetica. Si tratta di componenti necessari per le turbine eoliche, i pannelli fotovoltaici e le batterie delle auto elettriche. Per esempio nel Parco Nazionale del Beigua in Liguria si trova il più grande giacimento di titanio in Europa. Quello di Pianpaludo. Lo scorso settembre è stato istituito il “Tavolo Tecnico delle materie prime critiche”, coordinato dal ministero delle Imprese e da quello dell’Ambiente. Con il contributo principale dell’Ispra, spiega oggi Repubblica, il Tavolo sta portando avanti la mappatura dei siti in Italia. Come del resto prevede un regolamento Ue presentato dalla Commissione il 16 marzo, per garantire un approvvigionamento sicuro e sostenibile di materie prime critiche.
I 3 mila siti d’Italia
Secondo l’Ispra ci sono 3 mila siti in Italia da cui si possono estrarre materie prime critiche. Il litio si trova nell’alto Lazio, ovvero in aree vulcaniche come il Lago di Bracciano. Ma anche nei Campi Flegrei in Campania. Il cobalto invece si estrae in Piemonte, a Punta Corna. Ma si trova anche nel Lazio. La mappa mostra una concentrazione di altri metalli importanti. Come barite, berillio, nichel e tungsteno. Si trovano nell’arco alpino, in Sardegna e in Toscana. E poi ci sono materiali come il rame, che si trova sulle Alpi, in Liguria e Toscana. O lo zinco, che veniva estratto soprattutto a Gorno, vicino a Bergamo. Negli anni passati ci sono stati tentativi di riapertura, tutti bocciati. Ma adesso bisognerà ripensarci.
Il ministro Urso
Il ministro delle Imprese Adolfo Urso spiega al quotidiano che «abbiamo appena capito quanto è stato pericoloso affidarci alle fonti fossili russe, non possiamo fare lo stesso con la Cina sulle terre rare e i minerali preziosi. In questi anni Pechino ha seguito una politica espansionistica con acquisizioni di giacimenti». Mentre «gli Stati Uniti hanno messo sul piatto con vari provvedimenti oltre 1.850 miliardi per rispondere alla Cina», premette Urso. Per fare lo stesso, l’Unione europea deve «accelerare sul Fondo sovrano europeo: può essere la chiave per fare acquisizione di giacimenti fuori dell’Ue in ottica di differenziazione delle forniture, e può finanziare i progetti di riconversione digitale e green per le imprese europee».
La mappatura
Il ministro parla del lavoro che si sta terminando con il collega Pichetto: «Dobbiamo aggiornare entro i prossimi tre-quattro mesi una mappa che è ferma da oltre 30 anni». Infine, sulla ricerca mineraria assicura che «non verranno messi a repentaglio i nostri standard di tutela ambientale e sociale». E sui rischi di veti e proteste annuncia una «operazione di onestà: finora abbiamo lasciato che le terre rare arrivassero da Paesi dove i controlli ambientali e sulla qualità del lavoro erano minimi». Ma, conclude il ministro, «la riduzione delle emissioni, il passaggio a tecnologie più sostenibili non può avvenire senza queste materie prime». Si tratta di una scelta «ecologica e di sovranità».
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