Renzi avverte Calenda, le accuse su soldi e scioglimento anticipato: «Tutti motivi finti: le polemiche le faccia lui, noi no»
Sono tutti «alibi e finte motivazioni» secondo Matteo Renzi quelle circolate nelle ultime ore sulla presunta rottura tra lui e Carlo Calenda nella strada sempre più tortuosa per la formazione del partito unico del Terzo polo. Ai parlamentari e consiglieri riuniti al Senato, il leader di Italia Viva tiene il punto e ribadisce che «non c’è alcun motivo politico per rompere il progetto. Qualcuno dice che la rottura che da stamane viene paventata da Azione nasce per esigenze di soldi, qualcuno dice per esigenze legate al Riformista, qualcuno dice che è legata allo scioglimento del partito di origine». Secondo Renzi sono tutti «finti» i motivi dietro la rottura: «Sui soldi dall’inizio dell’unione tra Azione e Italia Viva, noi abbiamo dato circa un milione e mezzo di euro. La maggior parte dei quali sono stati spesi per promuovere il volto e il nome di Calenda. Ci sono le fatture a dimostrarlo. Qualcuno dice che è per la vicenda del Riformista. Voglio essere molto chiaro: nella telefonata che ha preceduto la conferenza stampa, Carlo era entusiasta e mi ha spiegato che bisognava fare il giornale del Terzo Polo. Io gli ho spiegato che no, non aveva senso. Sono elementi fattuali, nessuno li può discutere».
Dalla riunione del pomeriggio di Carlo Calenda con i fedelissimi di Azione era emersa la posizione prevalente secondo cui non si poteva arrivare al partito unico senza che prima Italia Viva non venisse sciolta. Altro punto su cui Renzi ribatte senza appello: «È evidente che se facciamo il partito unico si scioglie Italia Viva, così come si scioglie Azione. È evidente, ma lo scioglimento anticipato non si è mai visto nella storia, va contro le leggi della fisica. Prima si fa il partito unico, che non può che essere un partito fondato su un passaggio democratico e dal basso, come diciamo da sempre». A chi lo accusa di aver fatto una sterzata all’ultimo sulla linea politica, Renzi nega: «Non c’è nessun cambio di linea, anzi, abbiamo accettato di tutto. È chiaro che se fai il partito unico devi fare il congresso, e se fai il congresso deve essere democratico. Non puo fare il congresso per finta. Abbiamo persino accettato che anche il tesseramento singolo valesse per il congresso. Noi non possiamo accettare altro, semplicemente perché non c’è nessun motivo politico sul quale discutere. E invece siamo costretti a una discussione, che è uno stop and go che disorienta innanzitutto le persone».
«Sapete – ha aggiunto Renzi – che in questa fase ho cercato di tenere buoni tutti, anche troppo, direbbe qualcuno. Ho cercato di abbassare i toni della polemica e continuerò a farlo. Ma voglio essere molto chiaro: io faccio politica e non mi faccio trascinare nelle questioni personali. Faremo tutto quello che abbiamo deciso di fare. Il 10 giugno, all’assemblea nazionale, già convocata, arriveremo mantenendo il nostro progetto che è quello di fare il partito unico. Se Calenda dirà di no si assumerà le responsabilità per quello che gli compete. Nessuno alimenti polemiche. Dopodiché se le polemiche le vuol fare, le faccia lui, noi non le faremo».
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