«William da tutelare, Harry più sacrificabile». Così la Regina Elisabetta decise per l’invio del nipote minore in Afghanistan
«Harry fu mandato in missione in Afghanistan perché rispetto a William era il più sacrificabile». È quanto rivela il generale a riposo Sir Mike Jackson, all’epoca comandante dell’esercito di Sua Maestà, tra i testimoni di spicco del documentario della Itv intitolato The Real Crown. Dalle anticipazioni diffuse dal Daily Mail e altri media locali è emersa la narrazione da parte di Jackson di una delle decisioni più importanti prese sui nipoti di Elisabetta II. La regina aveva chiesto di mandare entrambi i ragazzi al fronte: «William e Harry sono cresciuti a mie spese, quindi ora devono fare il loro dovere», furono le sue prime parole a fine 2001, quando fu chiamata a scegliere su quale dei due nipoti, figli di Carlo e Diana, avrebbe dovuto essere inviato in missione contro i Talebani, dopo l’attacco agli Usa dell’11 settembre. Nonostante la posizione iniziale di Elisabetta II, la decisione definitiva che poi fu presa designò Harry come il prescelto per combattere al fronte. «Dopo una serie di consultazioni con gli alti comandi, i vertici dei servizi segreti dell’MI6 e i supremi funzionari di corte, la scelta equanime della sovrana fu corretta sulla base della necessità prioritaria di tutelare William dal rischio almeno potenziale di essere ucciso in battaglia», spiega il generale a riposo nel documentario. Sulla base della linea di successione l’erede della Corona andava dunque protetto, a differenza del principe cadetto Harry, «considerato una figura importante dal punto di vista simbolico per assicurare una presenza diretta di casa Windsor al fronte ma evidentemente (seppure mai esplicitamente) considerato anche il più sacrificabile, in teoria, sotto il profilo delle esigenze di una continuità dinastica». Il racconto di Jackson fornisce ulteriori dettagli di una vicenda nota al grande pubblico, se non altro per la scelta ufficiale di inviare in missione Harry e non William. Un criterio che aveva guidato la decisione anni prima anche per la guerra delle Falkland contro l’Argentina, dove a rappresentare il casato in combattimento fu proprio il secondogenito maschio della regina, il principe Andrea, e non l’erede al trono Carlo.
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