Il ritorno di Renzo Bossi (in tribunale): «Deve 15 mila euro alla Regione Lombardia, vada a processo»
La Rimborsopoli Lombarda è infinita. E riporta d’attualità il nome di Renzo Bossi. Figlio di Umberto e consigliere regionale al Pirellone all’epoca dei fatti. Con il soprannome di “Trota”, affibbiatogli – pare – proprio dal padre. Secondo la Cassazione il figlio del fondatore della Lega deve restituire 15 mila euro di denaro pubblico. Per l’accusa, circostanzia oggi Il Fatto Quotidiano, li avrebbe spesi in caramelle, cocktail, patatine, giornali, sigarette. E nell’acquisto del libro “Carta straccia” di Giampaolo Pansa. Nel novembre scorso il Palazzaccio ha riqualificato il reato per 30 politici inquisiti. Dal peculato all’indebita percezione. Che ha una prescrizione più breve. In base a questa decisione è arrivata la fine del processo per Renzo Bossi. Così come per Massimiliano Romeo, attuale capogruppo in Senato del Carroccio. Che ha nel frattempo restituito i soldi. E per Angelo Ciocca, coinvolto nel caso della Lobby Nera per il quale pende richiesta di archiviazione sempre a Milano. La Cassazione, riqualificando il reato, ha però rimesso gli imputati davanti al giudice civile per valutare le richieste di risarcimento del Pirellone. Tra questi c’è il Trota. Che a differenza di Romeo e Ciocca non ha restituito le somme. Il totale delle spese dei consiglieri lombardi ammonta a 3 milioni di euro. In primo grado erano stati condannati 40 consiglieri. Il secondo grado aveva certificato le prescrizioni. Nella lista di spese anche un banchetto di nozze pagato con soldi pubblici.
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