Per 4 anni è stata la madre di una bambina senza saperlo: il caso dell’anagrafe di Pavia dopo il furto di documenti
Legalmente è diventata madre di una bambina nel 2011, ma l’ha scoperto solo nel 2015 all’ufficio dell’anagrafe. È la storia di una signora di Pavia, che la Provincia Pavese identifica come S.P., la quale otto anni fa si era recata in Comune per sbrigare tutt’altre pratiche. Lì la donna aveva scoperto che oltre ai suoi figli, regolarmente registrati con il cognome del marito, ne aveva anche un’altra: A.P.A.E., con cognome sudamericano. Ora una sentenza del tribunale di Milano ha annullato l’atto di nascita della ragazza, ora tredicenne, che era registrata a suo nome grazie ai documenti che le erano stati rubati poco prima della nascita della bambina, il 17 gennaio 2011. Appena saputo del problema, la donna aveva avviato l’iter per il disconoscimento, ma ci sono voluti anni per portarlo a termine.
La sentenza
Così, il giudice ha dichiarato «nullo, invalido e/o inefficace per difetto di veridicità l’atto di nascita della minore nella parte relativa all’annotazione della maternità», dato che «la nascita della minore A.P.A.E. dalla signora S.P., risultante dall’atto di nascita del Comune di Pavia, è frutto di una supposizione di parto». Quindi, continua ancora la sentenza: «la ragazza possiede erroneamente lo stato di figlia della signora S.P.». Nell’ambito della sentenza, sono state anche avviate le pratiche per consentire l’adozione della giovane, che nel frattempo è stata presa in carico dai servizi sociali di un comune del Milanese, dove vive in una comunità protetta.
Leggi anche:
- A Milano un altro neonato lasciato in ospedale dopo il parto: è una bimba, partorita in un capannone
- La neonata abbandonata dopo la nascita con la maternità surrogata in Ucraina
- Il piccolo Enea ha già trovato una famiglia, la svolta dopo l’abbandono in ospedale a Milano
- «La mamma mi vuole bene ma…»: la storia di Enea, il bimbo ritrovato nella Culla della Vita del Policlinico di Milano
- Milano, neonato abbandonato nella Culla per la vita della clinica Mangiagalli. La lettera della mamma: «Ciao mi chiamo Enea e sono sano»