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Caos Terzo polo, dopo la riunione Calenda parla di fallimento. I renziani di «due punti da risolvere»

Terzo polo
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Resterebbero da chiarire la questione dei soldi e l'organizzazione della Leopolda, che il leader di Azione non vuol più vedere dall'anno prossimo. È lui stesso a chiedere toni concilianti dopo il vertice, per poi sbottare

Ci sarà un secondo round domani alle 17 tra Italia Viva e Azione, dopo che la riunione convocata via social per oggi pomeriggio da Carlo Calenda non sembra aver messo d’accordo tutti. Non almeno il leader di Azione, che alla fine del vertice usava toni se possibile più belligeranti di ieri: «Un nulla di fatto: Italia Viva ha ribadito che continuerà a fare attività nel 2024, cosa che per noi è inaccettabile. Abbiamo chiarito che negli organi di partito non potrà esserci chi ha conflitti di interesse: punto fondamentale. E allo stesso tempo questa è una questione dirimente: il Pd non è nato con la Margherita che continuava a fare politica parallelamente al Pd, con un altro segretario che non sedeva negli organi. Perché oggi Renzi non si è fatto vedere. Ci rincontreremo domani sera ma se questo punto non viene sciolto il partito unico non nasce».

Eppure a sentire l’altro campana, le cose non sembravano essere andate così male. In una nota Italia Viva aveva parlato di un «accordo su tutti i punti». Tranne due: quello dei soldi, su cui il partito di Renzi si è detto disposto a contribuire per metà alle spese «come fatto fino a oggi». E poi la richiesta di Calenda che non vuol più vedere organizzare la Leopolda, l’evento annuale con cui Renzi riunisce militanti e simpatizzanti a Firenze. Secondo i renziana, tutto il resto sembrava aver trovato tutti d’accordo, proprio sulla base del documento presentato da Azione oggi stesso con cui fissava il cronoprogramma per la nascita del partito unico del Terzo polo. E si sarebbe trovata anche la quadra sullo scioglimento dei due partiti, che non sarà più anticipato come chiedevano i calendiani, ma in contemporanea all’elezione del nuovo segretario. Alla fine della riunione, raccontano dalla sponda renziana, Calenda si sarebbe anche impegnato a chiedere «a tutti i membri del comitato politico uscendo di fare dichiarazioni distensive e poi ha fatto il contrario, come sempre».

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